La speranza come filo conduttore della formazione, del presente e del futuro dei giovani. Questo il tema scelto per la nuova edizione del convegno nazionale di pastorale universitaria, “Università, laboratorio di speranza” che si è aperto ieri nell’aula magna del seminario arcivescovile a Cagliari, con la partecipazione del prorettore vicario dell’Università degli Studi di Cagliari, Gianni Fenu.
La tre giorni, promossa dall’Ufficio Nazionale per l’educazione, la scuola e l’università e dal Servizio Nazionale per la pastorale giovanile, e rivolta a studenti e a studentesse, ha posto l’accento sulla speranza come motore dell’educazione, concetto che spesso ricorre negli interventi e nelle parole di Papa Francesco. In più contesti, infatti, il Santo padre ha ribadito quanto lo studio, al di là delle singole nozioni, sia utile per aprirsi al mondo e al confronto, per percepire in questo modo si percepisce la posizione altrui, il diverso, il futuro.
In questa prospettiva si sono incastonati gli interventi di direttori, responsabili e collaboratori degli uffici diocesani, cappellani universitari, direttori ed educatori di collegi e residenze universitarie, associazioni universitarie, docenti e studenti impegnati in vario modo nella pastorale dell’università. I loro contributi, intervallati da laboratori e lavori di gruppo, hanno sottolineato il valore della formazione, dell’educazione come strumento di emancipazione personale, riduzione delle disuguaglianze, costruzione di percorsi di pace e condivisione. Grande attenzione è stata posta anche al disagio e alle problematiche vissute dagli studenti e all’importanza della collaborazione fra le istituzioni coinvolte nella formazione.
Il Pontefice, parlando del Giubileo, ha ribadito la necessità di uno slancio verso i giovani, perché rappresentano la speranza – ha ricordato in apertura di lavori Monsignor Giuseppe Baturi, nella sua doppia veste di arcivescovo di Cagliari e promotore dell’iniziativa come segretario generale della CEI – la spietatezza del realismo azzera i loro sogni e desideri e offre spazio per la malinconia e la noia. Studiare è un inno alla vita, un’occasione straordinaria per cogliere la bellezza di quanto ci circonda.
Condividiamo il desiderio di formare i cittadini, delle persone, delle menti critiche e attente, fino alla profondità dello spirito – ha detto il prorettore vicario, Gianni Fenu, nel portare il saluto del Magnifico Rettore, Francesco Mola, e dell’intera comunità accademica – in questi tempi, si fa un gran parlare della ricerca dei cosiddetti profili tecnici, della formazione delle professionalità più vicine a quanto richiesto dalla tecnologia moderna. Penso che in tutte le discipline, sia umanistiche che tecniche, si riesca a trovare un disegno più ampio, che permetta di affrontare anche culturalmente sfide solo in apparenza meno vicine all’uomo, tra cui il settore dell’intelligenza artificiale. Bisogna sempre pensare – ha sottolineato Fenu – che l’ultima parola è sempre dell’uomo, l’uomo sensibile, che ha un’attenzione spirituale, formato, un cittadino attento a tutti gli aspetti della propria formazione. Abbiamo vissuto tante rivoluzioni ma con la costante spirituale della ricerca. Come la Chiesa, da tanto tempo, sta attenta a questo sviluppo, anche l’università cerca di coltivarlo con attenzioni e forme differenti ma nemmeno tanto distanti. Momenti di riflessione come questo sono utili alla crescita dell’individuo, di una persona attenta che ha uno sviluppo critico della propria mente e, anche attraverso l’università, riesce a cogliere meglio tutti questi aspetti.