Scomparsa Sua Santità Papa Francesco

Il cordoglio della comunità accademica dell'Università di Cagliari

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Papa Francesco (immagine di Rawpixel licenza CC0)

Il Rettore Francesco Mola e tutta la comunità accademica esprimono profondo cordoglio per la scomparsa di Sua Santità Papa Francesco. Guida spirituale coraggiosa ed instancabile, è stato in questi anni di pontificato costruttore di pace e di giustizia sociale nel mondo, capace di trasmettere con forza ed umiltà i valori della fratellanza, della tutela dei più fragili, dei dimenticati e degli esclusi.


Il suo insegnamento resterà un prezioso riferimento per tutto il mondo accademico.

Pubblichiamo il ricordo di Vittorio Pelligra, docente di Politica economica all’Università di Cagliari.

Papa Francesco, lo sguardo dal Sud del Mondo

Quasi si inserisce nella liturgia pasquale la morte di Papa Francesco. Un segno nel quale vita e simboli si fondono in una unità tanto profonda quanto concreta. La “passione” iniziata a metà febbraio fa con il ricovero in ospedale e poi gli ultimi gesti significativi e potenti: la visita ai carcerati del giovedì di santo, la via crucis del venerdì – vissuta attraverso le sue meditazioni dove leggiamo, tra le altre cose, come “In questo mondo che calcola tutto, la gratuità ha un caro prezzo. Nel dono, però, tutto rifiorisce: una città divisa in fazioni e lacerata dai conflitti va verso la riconciliazione; una religiosità inaridita riscopre la fecondità delle promesse di Dio; persino un cuore di pietra può cambiarsi in un cuore di carne. Soltanto, occorre ascoltare l’invito: «Vieni! Seguimi!». E fidarsi di quello sguardo d’amore”. E poi ­ sabato quella visita improvvista a San Pietro; la benedizione Urbi et Orbi impartita domenica dopo l’accorato appello al disarmo e ad una pace giusta e duratura e, infine, l’ultima immersione a bordo della “papamobile” tra i trentacinquemila fedeli riuniti la mattina di Pasqua in piazza San Pietro. Durante il Giubileo della speranza e a compimento di un pontificato che molto ha avuto e ancora avrà da dire non solo alla Chiesa Cattolica ma al mondo intero.

Quella di Papa Francesco è naturalmente una figura complessa che ha saputo dialogare non solo coi fedeli, ma con i grandi del mondo, con gli intellettuali, così come con gli ultimi, i più fragili, gli “scartati”.

Il Magnifico Rettore mi ha chiesto un ricordo personale e professionale, insieme, e di questo gli sono grato perché Francesco ha sempre avuto molto a cuore l’economia, ha molto interagito con gli economisti e di noi ha detto molte cose, e non sempre lusinghiere.

Se nella complessità della sua azione dovessi sottolinearne solo un aspetto particolarmente originale, da economista, direi che Francesco è il Papa dello “sviluppo umano integrale”. È quel Papa che i cardinali, come lui stesso disse il giorno della sua elezione, sono andati a scegliere quasi alla “fine del mondo”. È un Papa che ha saputo, per questo, proporre alla Chiesa e alla politica mondiale uno “sguardo dal Sud”. Uno sguardo particolarmente attento ai poveri, agli ultimi, ai diversi, agli scartati. Per questi ha invocato processi inclusivi, denunciando forme di economia predatoria, un’economia che uccide, che crea ricchezza per pochi distruggendo valore per interi popoli. Ha auspicato, al contempo, una forma di sviluppo economico e umano sostenibile ed integrale, rispettoso cioè del creato e delle creature. Ha istituito perfino un dicastero pontificio dedicato al tema e vi ha posto a capo una donna.

Ma Francesco non si è limitato ad auspicare questo cambiamento; ne ha posto le basi. Nel maggio del 2019, infatti, ha scritto una lettera ai giovani economisti, imprenditori e change-makers del mondo per chiedere il loro aiuto nell’immaginare e attuare questa economia nuova, una “Economia di Francesco” (sotto il segno del Papa, ma soprattutto del Santo di Assisi). Scrive in questa lettera “Ho pensato di invitare in modo speciale voi giovani perché, con il vostro desiderio di un avvenire bello e gioioso, voi siete già profezia di un’economia attenta alla persona e all’ambiente (…) siete capaci di ascoltare col cuore le grida sempre più angoscianti della terra e dei suoi poveri in cerca di aiuto e di responsabilità, cioè di qualcuno che ‘risponda’ e non si volga dall’altra parte”. E migliaia di giovani hanno risposto, scegliendo di non girarsi dall’altra parte. Ne è nato un grande movimento di idee e pratiche che in questi anni ha coinvolto decine di migliaia di persone in tutti i continenti: dai premi Nobel come Angus Deaton, Daron Acemoglu, Muhammad Yunus, ad altri importanti intellettuali globali come Jeffrey Sachs, Kate Raworth, Jennifer Nedelsky, Martha Nussbaum, ma soprattutto ragazzi e ragazze che ogni giorno immaginano e praticano nel concreto forme di economia nuova. Giovani che hanno deciso di impegnarsi – come scrivono nel 2022 al Papa – a spendere la vita affinché l’economia di oggi e di domani diventi un’economia di pace e non di guerra, un’economia a servizio della persona, della famiglia e della vita, dove la cura sostituisce lo scarto e l’indifferenza, un’economia che non lascia indietro nessuno, che riconosce e tutela il lavoro dignitoso e sicuro per tutti, che sa valorizzare e custodire le culture e le tradizioni dei popoli, tutte le specie viventi e le risorse naturali della Terra, un’economia che crea ricchezza per tutti, che genera gioia e non solo benessere perché una felicità non condivisa è troppo poco”.

Papa Francesco ci lascia un’eredità pesante: ricercare la pace in un mondo dove si combatte già “la Terza Guerra Mondiale a pezzi” e che sceglie di puntare sul riarmo; curare il creato nel bel mezzo di una crisi climatica che non accenna a rallentare; spendersi per un’economia più giusta e inclusiva, proprio nel momento in cui anche questa diventa strumento di conflitto geopolitico. Eppure, sono sfide che non possiamo non accogliere. Sfide che non riguardano solo i cristiani ma che devono interpellare, con urgenza e sollecitudine, tutti gli uomini e le donne di buona volontà, perché com’era solito ripetere Francesco “siamo tutti nella stessa barca tra le tempeste della storia e nessuno si salva da solo”.