L’UNIONE SARDA di sabato 10 giugno 2023
Prima pagina
Il focus. Dal rapporto Crenos alle denunce dei sindacati emerge un quadro sempre più allarmante
UN SARDO SU 5 RINUNCIA ALLE CURE
Prestazioni costose e troppo lente: cresce la sfiducia nel sistema sanitario
Ospedali di comunità, l’allarme dei sindacati: «Rischiano di essere scatole vuote, mancano medici e infermieri». Intanto un sardo su cinque rinuncia alle cure a causa dei costi elevati o perché le liste d’attesa sono troppo lunghe. Secondo il 30° Rapporto del Crenos, nella sanità solo la prevenzione raggiunge i livelli minimi previsti per legge.
Cossu, Ruffi alle pagine 2, 3
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IL FOCUS. Demografia: il tasso di natalità è quasi dimezzato rispetto alla media Eu
CURE COSTOSE E TROPPO LENTE: UN SARDO SU CINQUE RINUNCIA
Il Crenos: bene solo la prevenzione. Solinas: avviate riforme profonde
Un sardo su cinque rinuncia a curarsi pur avendone bisogno, per motivi economici o perché la lista d’attesa è troppo lunga. I ritardi della sanità sono tra le principali criticità segnalate dal Crenos, che ieri ha presentato il 30° Rapporto sull’Isola. Una regione – questa la fotografia del centro di ricerche economiche – sempre più vecchia e deserta, lontanissima dai valori medi dell’Unione europea, dipendente dagli investimenti pubblici e legata a doppio filo con l’andamento dell’Italia, una locomotiva lenta di cui rappresenta solo un piccolo vagone, incapace di andare in controtendenza.
Il documento
Nel dossier – che si basa su numeri del 2021 o, in certi casi, del 2022 – l’unica fiammella di speranza viene dal turismo: presenze e arrivi sono tornati al livello pre-Covid. Bene anche la gestione dei rifiuti: la raccolta differenziata è salita al 74,9%, contro la media nazionale del 64%. L’Isola è la seconda regione italiana dopo il Veneto per percentuale di raccolta differenziata. Male la sanità. Un tracollo riassunto in una statistica: il 18,2% dei cittadini rinuncia alle cure. È il dato peggiore d’Italia. «I cittadini che sono comunque riusciti ad usufruire del servizio sanitario hanno subito la riduzione o il ritardato ricorso ad esami e visite a causa dell’allungamento delle liste di attesa a cui si assiste da vari anni. Infatti, il Servizio Sanitario Regionale mostra un complessivo peggioramento in termini di efficacia nell’erogazione dei livelli essenziali di assistenza».
Il bilancio
La spesa sanitaria è in crescita. L’ultimo dato disponibile citato nel rapporto è quello del 2021, 3,6 miliardi di euro, contro i 3,36 miliardi del 2020. Una voce del bilancio che incide per il 10,4% del Pil, contro una media nazionale del 7,7%. La spesa sanitaria per abitante è pari a 2.265 euro, maggiore rispetto a quella registrata nel Centro-Nord (2.186) e nel Mezzogiorno (2.054). Il sistema sanitario sardo ha superato (nel 2020) la soglia di adempimento relativo ai Livelli essenziali di assistenza prevista dal nuovo “sistema di garanzia” solamente nell’area prevenzione, mentre nelle altre è sotto. C’è poi il problema dei problemi, cioè lo spopolamento. Gli abitanti sono sempre meno (ora siamo a quota 1.575.028) e con un’età media ovviamente in crescita (48,4 anni). Nel 2022 si sono contate «7.695 nascite e il tasso di natalità scende a 4,9 nati ogni mille abitanti, valore lontano dal 9,1 dell’Unione Europea. Contemporaneamente si assiste all’aumento dei decessi (20.524) e quindi del tasso di mortalità, che sale a 13 morti ogni mille abitanti», evidenzia il rapporto. «I numeri che riguardano la demografia sono spaventosi. La popolazione dei centenari comincia a morire a un tasso più alto e questo avviene perché in Sardegna peggiorano le prestazioni sanitarie», commenta la direttrice del Crenos Anna Maria Pinna. Sul lato della ricerca e dell’innovazione, oltre che dell’istruzione, l’Isola continua ad essere una delle ultime regioni in Europa per finanziamenti, in diminuzione ed in controtendenza rispetto al resto delle regioni. Occupazione: i principali indicatori del mercato del lavoro collocano la Sardegna «in una posizione di svantaggio rispetto alla media nazionale ma migliore rispetto a quanto emerge complessivamente nel Mezzogiorno», si legge nel rapporto. Nel 2022 il tasso di occupazione e di disoccupazione sono rispettivamente pari a 54,9% e 11,5%. Infine la struttura imprenditoriale: il numero delle aziende attive è stabile, ma caratterizzato da imprese di piccole dimensioni. L’export è in ripresa: per l’85% è composto da prodotti petroliferi.
Le voci
«Quale è la sintesi? Il bicchiere è quasi vuoto», ha detto il referente scientifico del 30° rapporto Raffaele Paci, economista ex vicepresidente della Giunta guidata da Francesco Pigliaru, «ma dobbiamo anche dare un messaggio positivo: la Sardegna ha le potenzialità per rompere il circolo vizioso del sottosviluppo, però bisogna cambiare rotta». Il governatore Christian Solinas ha una visione opposta: «Il centrodestra ha raccolto un’eredità pesante. L’impegno di questa Giunta Regionale è stato imponente su tutti gli aspetti presi in considerazione dal rapporto, abbiamo avviato riforme profonde attese da decenni. I dati del Pil sardo sono in linea con quelli nazionali».
Michele Ruffi
LA NUOVA SARDEGNA di sabato 10 giugno 2023
Pagina 5 / Sardegna
LA SARDEGNA SCIVOLA IN BASSO
Dati preoccupanti dal rapporto Crenos sulla società e l’economia della Regione
I nodi: Pil, dispersione scolastica e livelli di istruzione ancora bassi, scarsa natalità
Nel 2022 a fronte degli ottomila nati vi sono stati 20mila decessi. Sempre meno giovani
Dati preoccupanti dal rapporto Crenos sulla società e l’economia della Regione I nodi: Pil, dispersione scolastica e livelli di istruzione ancora bassi, scarsa natalità La Sardegna scivola in basso
di Umberto Aime
CAGLIARI. Non è stato il solito rapporto Crenos sulla società, sull’economia dell’anno precedente, e neanche sui pregi, ancora pochi, e sui difetti, sempre molti, della Sardegna nel 2022. Tra l’altro comunque subito sintetizzati in due classifiche impietose: 177esimo posto in Europa su 242 Regioni e agli ultimi posti in quella nazionale, seppure davanti al resto del Mezzogiorno. Perché stavolta – è scritto nella presentazione del Rapporto – “quel nostro consueto star fin troppo dietro alle oscillazioni decimali del Prodotto interno lordo, abbiamo capito che da solo non sarebbe servito ad aprire, a scatenare, sin da subito quel confronto ampio, pubblico e partecipato su un cambiamento invece oramai necessario, indispensabile, che tutti sogniamo e vorremmo al più presto, per evitare di scivolare ancora più in fondo”.
IL CONTESTO. Fatta questa premessa, nell’edizione numero 30 del Rapporto, la prima risale al 1992, e ribadito che ormai purtroppo gli shock globali sono sempre più ravvicinati, dalla pandemia alla guerra alle porte dell’Europa, i ricercatori delle università di Cagliari e Sassari hanno presentato un report abbastanza rivoluzionario rispetto al loro solito approccio ai numeri. Innanzitutto hanno analizzato l’infinità di occasioni sprecate dalla Sardegna negli ultimi vent’anni, sono state tantissime, poi verificato quante posizioni ha perso nella competitività, troppe, e infine lanciato un appello. “Se non ci sarà un immediato cambio di passo nelle idee, nei progetti, visto che stavolta a mancare non saranno certo i milioni, in cassa abbiamo quelli abbondanti del Pnrr, il bicchiere non sarà più mezzo vuoto o mezzo pieno, come ora lo vediamo. Perché moto presto quello stesso bicchiere sarà vuoto del tutto”, hanno detto, una dopo l’altro, Anna Maria Pinna, direttrice del Crenos, e Raffaele Paci, professore di economia ed anche ex assessore alla programmazione nell’ultima giunta di centrosinistra alla Regione. Per chiudere, con questo secondo appello: “Oggi la Sardegna dev’essere consapevole di quanto sarà complicato il futuro cui sta andando incontro. Quindi, sempre oggi, con responsabilità, invece dovrebbe puntare su un profondo cambiamento nella società, nell’economia e anche nella politica”. Però, in platea, nonostante i ripetuti inviti, a essere rimasti vuoti sono stati proprio i posti riservati alla Giunta regionale, ora di centrodestra, e anche pochissimi politici erano presenti in sala. Mentre poco prima il rettore dell’università di Cagliari, Francesco Mola, e Giacomo Spissu, presidente della Fondazione di Sardegna, avevano finito per sovrapporsi nel dire: “È questo il momento in cui tutti dobbiamo saper correggere la traiettoria”. Chi, cosa e come lo farà, è tutta un’altra storia ancora da scrivere.
I DATI. La Sardegna con un Prodotto interno lordo di 32,1 miliardi, sono più o meno 20mila per abitante, ha un peso specifico che conta solo il 2 per cento in Italia. “È un’economia molto piccola – ha detto Paci – fortemente legata all’intervento pubblico e a filo doppio con quanto accade nella Penisola. Quindi, se la locomotiva procede a passo di lumaca, non possiamo certo aspettarci che la Sardegna corra”. Dopo lo shock pandemia, è vero, i segnali di ripresa ci sono stati, ma “corriamo il rischio di muoverci come i gamberi”. Le cause – si legge – sono il continuo calo demografico, la scarsa immigrazione e l’aumento del tasso di mortalità, che, nel 2022, ha sfiorato la soglia del 22 al netto del Covid. Poi il fatto che due cittadini su dieci ormai hanno rinunciato a curarsi, perché costa troppo o devono aspettare troppo. Ancora: la dispersione scolastica è oltre il 13 per cento e il numero dei laureati è inchiodato al 22. Subito dopo: il numero delle imprese (145.043) continua a essere stazionario e dalle dimensioni ridotte, 2,8 dipendenti in media. L’occupazione è sì in leggera ripresa (54 per cento) ma aumenta il precariato e cala la forza lavoro. A reggere è il turismo, ma sull’economia pesa in generale un 13 per cento di sommerso. Con questa conclusione: “Per aprire nuove speranze, bisognerebbe individuare con chiarezza un progetto innovativo basato su sette pilastri fondamentali: istruzione, tecnologia, ambiente, equità, qualità istituzionale, identità e autonomia. Altrimenti, secondo il Crenos, “la Sardegna continuerà a scivolare”.
NELL’ISOLA NUMERI DA INVERNO DEMOGRAFICO
E GLI INDICATORI CONTINUANO A PEGGIORARE
Nel 2022 a fronte degli ottomia nati vi sono stati 20mila decessi. Sempre meno giovani
Cagliari Non è a caso che il rapporto Crenos affronti per primo il contesto demografico, che «incide direttamente sulla ricchezza prodotta, sulla società, sui servizi offerti e richiesti», precisa Raffaele Paci. La demografia è alla base degli scenari economici, altro che orpello statistico. In Sardegna si declina con un solo dato: le entrate regionali vengono definite anche dalle aliquote Irpef e Iva prodotte nell’isola: se si riduce la popolazione, e cala il numero delle persone che lavorano, senza correttivi, calano di conseguenza anche i trasferimenti di risorse. Con conseguenze immediate sui servizi e sulla sostenibilità dello stesso bilancio regionale.
Purtroppo per i decisori politici l’andamento demografico non si misura in anni, o cicli elettorali, ma in decenni, e modificare le dinamiche in corso comporta, oltre a investimenti significativi, una risorsa che alla politica manca: il tempo.
Le risorse tipo bonus bebè, che fanno audience, secondo Paci, non bastano da sole a risolvere il problema. «Ma c’è qualcuno che pensa davvero che basti elargire una tantum 2500 euro a una coppia per convincerla a fare un figlio?» Le politiche di lungo periodo devono incidere su uno scenario già oggi complesso. I dati demografici relativi all’isola, sono, se possibile, ancora più negativi di altri contesti. Con uno slogan, meno nati e più morti.
Ma i numeri dicono anche altro. E così se 15 anni fa il dato di nati e morti quasi si equivaleva, nel 2022 a fronte degli ottomila nati vi sono stati 20mila decessi. L’altra faccia della medaglia è che su 100 persone in età lavorativa (non al lavoro, ma solo potenzialmente al lavoro) ve ne sono 58 a carico. E poi la speranza di vita alla nascita. È inferiore di sei mesi rispetto a quella italiana, con un peggioramento, rispetto a nove anni fa, a prescindere dall’effetto covid, ormai ponderato in ogni valutazione statistica con un grado elevato di precisione.
Secondo il rapporto, la pandemia, infatti, non ha arrestato o rallentato il fenomeno di invecchiamento della popolazione, con l’età media che continua a crescere. Ecco altri due numeri indicativi: il tasso di popolazione giovanile e il tasso di senilità, in entrambi i casi coerenti con la media nazionale, ma più accentuati, con la forbice che si allarga pericolosamente. Il tasso di popolazione giovanile (i residenti sotto i 15 anni) nel 2014 era di 12,1 sul totale della popolazione; nel 2023 è sceso a 10,4. In Italia da 13,9 si scende a 12,5. Tendenza opposta per il tasso di senilità (relativo agli ultra65enni); nel 2014 21,2 per cento, nel 2023 26,3. In Italia dal 21,5 si è passati a 24,1. Questi due dati incrociati compongono altri due indici: di dipendenza strutturale, cioè il carico degli anziani sulla popolazione in età attiva, e l’indice di vecchiaia. Oggi per ogni 100 giovani vi sono 253 anziani. Nove anni fa erano 175.Questo solo dato fa capire come solo politiche demografiche radicali, profonde, articolate e diluite nel tempo, possano far invertire una tendenza che porterà nel giro di pochi decenni, non a descrivere, ma a vivere quello che gli economisti chiamano “inverno demografico”.
(g.cen.)
La replica
SOLINAS: “MILITANZA POLITICA”
Non c’è quel “collasso” del sistema Sardegna, titolo utilizzato per presentare il rapporto, degno più di un organismo di militanza politica che di una istituzione di natura accademica, dalla quale è lecito attendersi un esempio di rigore e imparzialità”. È dura la replica del presidente della Regione Solinas all’analisi del Crenos. Il governatore ricorda l’impegno “imponente su tutti gli aspetti presi in considerazione dal rapporto: riforme profonde attese da decenni, per invertire la rotta e portare l’isola sulla strada dello sviluppo” con interventi “sul problema demografico, su quello occupazionale, sul fronte dell’innovazione tecnologica, sul capitale umano e la formazione, sulla tenuta del sistema economico durante la pandemia e nel post-covid”.
LA NUOVA SARDEGNA di domenica 11 giugno 2023
Prima pagina
SANITÀ, LA GUERRA DEI DATI
L’assessore Doria attacca il Crenos che parla di rinunce alle cure
E il rettore Mariotti: gli studiosi spieghino che l’anno del Covid
La prima accusa l’aveva lanciata venerdì il presidente Solinas, tacciando il Crenos – istituto a cui partecipano le università di Cagliari e Sassari – di un uso militante dei numeri contenuti nel rapporto annuale. Ieri a esprimere dubbi sul lavoro del gruppo di esperti sono stati l’assessore alla Sanità, Carlo Doria, e il rettore dell’università di Sassari, Gavino Mariotti. Doria: Nel dichiarare che “la popolazione sta rinunciando alle cure mediche” il Crenos non riporta “minimamente a un contesto che invece è determinante”. Mariotti chiederà chiarimenti sul metodo scientifico utilizzato.
Petretto a pag. 3
Pagina 3 / Primo piano
Attualità
IL RETTORE DELL’UNIVERSITÀ DI SASSARI PRENDE LE DISTANZE DAL LAVORO
«Per valutare la Sanità necessario tenere conto della pandemia»
BUFERA SULL’INDAGINE CRENOS
di Roberto Petretto
SASSARI. L’accusa, esplicita e forte, l’aveva già lanciata venerdì sera il presidente della Giunta Regionale, che aveva tacciato il Crenos di «militanza politica» e in sostanza di un uso fazioso dei numeri contenuti nel rapporto annuale. Così, un appuntamento ormai tradizionale per capire l’andamento della situazione economica e sociale in Sardegna, come l’annuale rapporto del Crenos, diventa terreno di scontro. Politico e accademico. Perché a esprimere dubbi sul lavoro del gruppo di esperti ci sono l’assessore alla Sanità, Carlo Doria, e il rettore dell’università di Sassari, Gavino Mariotti. «Il professor Paci, referente scientifico del rapporto Crenos ed ex assessore della Giunta Pigliaru – attacca Doria -, nel dichiarare che “la popolazione sta rinunciando alle cure mediche”, non riportando minimamente a un contesto che invece è determinante, tradisce l’intenzione di strumentalizzare politicamente i temi da parte di chi ha invece la grande responsabilità di aver mancato l’abolizione del tetto di spesa imposto dalla spending review, rimosso invece in tutte le altre regioni a statuto speciale che si pagano in proprio la sanità».
Ma il vento della polemica entra anche nelle aule dell’università. Il Crenos è un istituto a cui partecipano università di Cagliari e Università di Sassari. Il rettore dell’ateneo sassarese, Gavino Mariotti ha visto il vespaio sollevato dal rapporto Crenos sul quale compare anche il marchio Uniss. E interviene per annunciare che chiederà chiarimenti sul metodo scientifico utilizzato. «Non è una questione di campagna elettorale – precisa Mariotti nel timore che la sua presa di posizione possa essere letta come una difesa d’ufficio della giunta regionale e in particolare dell’assessore alla Sanità – ma di metodo scientifico. Premetto che non ho ancora letto il rapporto completo, ma guardando le carte di cui sono in possesso, mi sembra imprudente fornire in questo modo dati che non sono misurabili».
«Lunedì chiamerò i colleghi, voglio chiedere spiegazioni», annuncia Mariotti. Il rettore ritiene che lo studio non sia stato svolto in maniera rigorosa? «Si danno giudizi di tipo scientifico su un periodo che non è misurabile perché condizionato dal Covid. Stando alle carte, mi sembra imbarazzante. Uno studio dovrebbero descrivere la verità, ma andava specificato per correttezza che quel periodo a cui si riferiscono i dati è stato falsato dalla pandemia. Però, lo ripeto, voglio prima leggere il report. Non posso pensare che non si sia detto del Covid».
L’Università di Sassari potrebbe ritirare il marchio dalle ricerche del Crenos? «Il marchio non lo posso ritirare. Non è una cosa di cui il rettore può disporre a piacimento. Ma posso esortare a usare il marchio in maniera appropriata. Chiamerò il responsabile per dirgli che quando si utilizza nome dell’università di Sassari dobbiamo essere certi di quello che si scrive. Ripeto, devo leggere il rapporto completo, ma se è vero che non si specifica che quei dati sono condizionati dalla pandemia, allora è giusto dire che andava specificato».
Per la precisione, il rapporto Crenos, quando parla dei tempi dei servizi, alla pagina 92, dice tra l’altro: «Secondo le prime rilevazioni presentate al Parlamento dall’Istat durante la “Indagine conoscitiva sulle forme integrative di previdenza e di assistenza sanitaria nel quadro dell’efficacia complessiva dei sistemi di welfare e di tutela della salute”, l’incremento (delle rinunce a prestazioni sanitarie, ndr) registrato nell’indicatore a livello nazionale è riconducibile, prevalentemente, a motivazioni di tipo economico e alla difficoltà di accesso al servizio dovute sia alla lunghezza delle liste d’attesa che alle problematiche dovute al Covid19». Ma forse non lo si ritiene sufficiente e quindi domani il rettore avrà un chiarimento con i colleghi. Gavino Mariotti non nasconde che la lettura dei giornali di ieri mattina abbia provocato un po’ di movimento: «Ho ricevuto diverse telefonate». Anche quella del presidente della Regione? «Ho ricevuto diverse telefonate importanti».
Attualità
COS’È CENTRO DI RICERCHE ECONOMICHE NORD-SUD
Il Crenos (Centro di ricerche economiche nord-sud) è stato fondato nel 1993 dalle Università di Cagliari e Sassari. «Oltre alla sua attività di ricerca accademica, alla produzione scientifica internazionale ed alla creazione di partnership con i più importanti centri di ricerca e università europei – si legge nella presentazione del Centro -, ha da sempre avuto tra gli obiettivi primari quello di fornire studi ed analisi statistiche ed economiche relative ai fenomeni territoriali che negli anni hanno interessato il sistema economico sardo, inserito in un contesto più ampio sia a livello nazionale sia internazionale». Ogni anno il Crenos produce uno studio sulla situazione economica e sociale della Sardegna. In quello presentato venerdì è stato tracciato un quadro a tinte fosche della condizione dell’isola. L’analisi è partita da una dinamica demografica negativa per una regione in cui si nasce di meno e dove la popolazione invecchia riducendo la base occupativa e, conseguentemente, la capacità di generare ricchezza rendendo la Sardegna un territorio a basso grado di capacità competitiva. Secondo i ricercatori, la qualità delle risposte da parte delle istituzioni è ampiamente insufficiente, anche in base al livello di percezione che ne hanno i cittadini.
DORIA SI DIFENDE, IL PD ATTACCA
L’assessore: “Il nostro sistema sanitario ha iniziato a recuperare terreno”
Ganau: “Finge di non sapere che siamo ultimi tra le Regioni per rinuncia alle cure”
SASSARI. L’assessore alla Sanità ha contestato soprattutto il fatto che nel rapporto Crenos i mali della sanità sarda non vengano adeguatamente filtrati dalla lente della pandemia. Dopo L’emergenza Covid qualcosa migliora: “In merito ai tempi di attesa delle prestazioni – se è corretto dire che la pandemia ha acuto un peso determinante su questo fronte è altrettanto vero che dalla fine dell’emergenza, nel marzo 2022, il nostro sistema sanitario ha iniziato a recuperare terreno. Addirittura il confronto dei tempi medi tra il mese d’aprile 2018 e lo stesso periodo del 2023 ci mostra un sensibile miglioramento sulla maggior parte delle 64 prestazioni che costituiscono un indicatore per i tempi d’attesa”. Le difficoltà non mancano, ovviamente: “Oggi il peggioramento delle performance – ammette Doria – lo registriamo sulle prestazioni in cui nell’isola è rimasta una sola scuola di specializzazione, aspetto che ha portato la Regione a impegnarsi in prima persona sulla formazione specialistica con nuovi investimenti”.
Il chiarimento dell’assessore non lo immunizza dalle critiche. Attacca il capogruppo del Pd in consiglio regionale. Gianfranco Ganau: “I recenti dati dello studio Crenos sulla Sardegna, riferiti al 2021, testimoniano in modo puntuale il risultato fallimentare delle politiche del centro destra nella regione Sardegna. L’assessore Doria si arrampica sugli specchi ed arriva ad accusare di preconcetto politico uno studio prettamente scientifico”. Secondo Ganau, Doria “finge di non sapere che la Sardegna è ultima tra le regioni per rinuncia alle cure con il 18,4% contro l’11,2% del resto dell’Italia. Scarica ancora una volta la responsabilità sulle precedenti gestioni nazionali e regionali, come se il centro-destra non governasse l’isola da oltre 4 anni”. Rincara la dose il consigliere del Pd, Cesare Moriconi: “Sui dati oggettivi di Crenos e Istat non ci sono opinioni che tengano. La Sardegna purtroppo è ultima in termini di capacità di crescita e di fiducia dei suoi cittadini sul funzionamento dei servizi sanitari”.
Il Covid ha colpito tutte le regioni, argomentano dall’opposizione: “Se consideriamo il fatto che la pandemia ha mandato in crisi, al pari del nostro, anche i sistemi sanitari delle altre regioni – aggiunge Moriconi –, evidentemente non ci resta che riconoscere che il servizio sanitario della Sardegna è stato quello meno capace, a livello nazionale, di affrontare la crisi sanitaria di questi anni”.
Un ultimo passaggio sulle stime del Pil. Secondo il presidente Solinas la Sardegna è nella media nazionale. Lettura che secondo Moriconi viene “clamorosamente” smentita dal recentissimo rapporto di Confcommercio che, proprio qualche giorno fa, sempre sulla base dei dati Istat, ha pubblicato le previsioni sull’andamento del Pil per il 2023, dalle quali risulta che l’Italia crescerà dell’1,2%, mentre la Sardegna è risultata la regione che crescerà di meno a livello nazionale.
LA NUOVA SARDEGNA di lunedì 12 giugno 2023
Prima pagina
Quello di Cagliari difende il rapporto: dati veri, metodi scientifici
CRENOS, RETTORI CONTRO
Pagine 2 e 3 – Primo piano
Attualità
IL RETTORE MOLA DIFENDE IL CRENOS:
«METODI DI RICERCA RIGOROSI»
Dall’università di Cagliari un sostegno a chi ha realizzato il report annuale
E la direttrice del Centro critica Mariotti: «Considerazioni gravi senza aver letto»
di Roberto Petretto
SASSARI. La politica che attacca il mondo della ricerca e dell’accademia, un rettore che attacca una parte dei professori del proprio ateneo: con queste premesse era facile prevedere che il pur prudente mondo delle università sarde reagisse. Da parte della direttrice del Crenos, Anna Pinna, e del rettore dell’Università di Cagliari, Francesco mola, modi e toni istituzionali e garbati, ma parole pesanti come incudini con dei destinatari precisi, anche se non sempre esplicitati in modo completo. Per la prima volta il Crenos, centro di ricerca costituito dai due atenei sardi, è stato bersaglio di un attacco frontale da parte della politica. Il presidente della Regione Cristian Solinas ha bollato l’annuale rapporto del Centro con accuse di “militanza”. L’assessore Doria ha rimproverato ai ricercatori di aver fatto un’analisi a tinte fosche del sistema sanitario sardo, omettendo l’attenuante della pandemia. Ma, fatto che forse più degli altri ha ferito i ricercatori del Crenos e non solo, anche il rettore dell’Università di Sassari ha criticato, pur non avendolo letto, il lavoro a cui hanno contribuito anche ricercatori e docenti del suo ateneo. «Mi preme sottolineare che il metodo scientifico che abbiamo utilizzato in questo e negli altri rapporti è un metodo validato – dice Anna Pinna -. Nella nostra analisi comparativa consideriamo la Sardegna rispetto alle altre regioni italiane. È stato usato sempre questo metodo per la reportistica. Se arriva uno choc come la pandemia, uno choc che ha toccato tutte le regioni, che non ha risparmiato nessun – anzi, da noi, per via dell’insularità, è arrivato un po’ dopo – dobbiamo considerare per il 2021 tutte le regioni nella stessa maniera. Mettere a raffronto la nostra posizione con quella delle altre regioni è di certo il metodo da usare».
Dall’assessore e dal rettore vi è arrivata l’accusa di non aver contestualizzato l’analisi nella situazione generata dalla pandemia: «Nello studio c’è un continuo riferimento alla condizione vissuta, al fatto che tutto il sistema ha dovuto affrontare un cambiamento. Ma questo vale per tutti. Per la Sardegna come per la Lombardia, che anzi, nel momento iniziale, ha avuto un impatto molto più forte. Cercare di capire le evidenze confrontando le regioni è massimo che può essere fatto dal punto di vista scientifico». Col rettore Mariotti per ora nessuno contatto: «Nei prossimi giorni avremo modo di chiarire. Certi toni li trovo sconcertanti, mi colpisce che il rettore non abbia letto rapporto e azzardi una considerazione così grave pur non avendolo letto pur essendogli inizio due settimane prima».
La direttrice del Crenos si dice «sconcertata. Trovo che sia stata una reazione scomposta, non prevista. Non c’era mai stata nessuna considerazione con questi toni rivolta al nostro centro, né dal rettore né da altra figura. Tra l’altro il professor Mariotti nelle sue passate pubblicazioni scientifiche ha diverse volte citato il Crenos. Mi sorprende quindi questa presa di distanza dell’ultima ora, che mi pare invece rifletta una difficoltà ad accettare i dati di realtà».
«Non entro nelle valutazioni sulle politiche della sanità o del bilancio o dei trasporti degli ultimi venti anni in Sardegna», dice il rettore dell’Università di Cagliari, Francesco Mola. Qualcosa da dire, invece, Mola ce l’ha sull’attività di ricerca e sui suoi risultati: «C’è una differenza tra due aspetti della ricerca: il “risultato” e la “metodologia” di produzione del risultato. Il risultato è il dato che viene utilizzato e commentato, la metodologia viene scelta con rigore con una accurata analisi perché dia garanzie sulla affidabilità del risultato». Nel caso del rapporto Crenos secondo Mola la metodologia è «robusta e rigorosa: i dati sono il frutto di una ricerca Istat (istituto certificato e che segue procedure rigorosissime di robustezza e che fornisce dati ufficiali per il Paese e l’Europa) presentata al Parlamento. Le tecniche di elaborazione utilizzate nel trattare quei dati e produrre i risultati della ricerca sono documentati dallo stesso Istituto e sono stati ripresi dalle ricercatrici e dai ricercatori del Crenos».
Le metodologie applicate «non sono frutto di una estemporanea vivacità fantasiosa di ricercatori e ricercatrici, ma derivano da prassi consolidate e “vagliate” dalla comunità scientifica internazionale». Il rettore di Cagliari aggiunge di non avere motivo «di pensare che chi ha redatto il trentesimo rapporto Crenos non abbia seguito anche quest’anno questa strada, semplicemente perché chi fa ricerca si attiene ad un codice etico ben preciso. Sul codice etico, nel nostro come in tutti gli atenei e in molti enti di ricerca, vigilano una commissione etica e una commissione disciplinare. In caso di violazione dei principi metodologici fondamentali si viene sottoposti a procedimento disciplinare».
A proposito del risultato della ricerca, invece, Mola ricorda che «questo non può essere giudicato buono o cattivo, è un risultato che va utilizzato e commentato». Trova giusto che l’assessore Doria «commenti i risultati e argomenti a difesa di una politica intrapresa. Non solo è suo diritto, ma ritengo sia suo dovere».
C’è però una differenza «tra risultati che si possono commentare e possono essere oggetto di valutazione politica e processo scientifico che porta a dei risultati in modo indipendente da vincoli politici. Sarebbe grave e pericoloso vivere in un contesto dove un qualunque decisore politico dovesse essere preoccupato, nel fare le proprie scelte di amministratore, dell’attività di ricerca svolta nel mio Ateneo».
Ma vale anche il discorso inverso: «Sarebbe grave che le ricercatrici e i ricercatori dell’Ateneo che mi onoro di rappresentare svolgessero la loro attività di ricerca con la preoccupazione di provocare dispiacere nei decisori politici. Non potrei mai accettare – conclude Mola – che il risultato di una ricerca circa l’erosione di una determinata spiaggia venisse nascosto e non divulgato solo perché questo produrrebbe danni alla valutazione economica degli immobili che sono adiacenti a quella spiaggia».
IL PORTAVOCE FINITO NEL MIRINO
L’ex assessore Paci ha illustrato il lavoro del gruppo. Mola: “Imparziale”
SASSARI. L’esternazione del rettore dell’Università di Sassari ha messo in discussione un lavoro di gruppo i cui risultati sono stati portati all’esterno da una persona che ha avuto il ruolo di rappresentante di quel gruppo. Nel caso specifico il professore ed ex assessore regionale (con Pigliaru) Raffaele Paci. Il rettore Mola chiarisce alcuni aspetti di metodo e di controllo: “Quando viene svolta un’attività di ricerca collettiva, come quella prodotta dal Crenos, c’è il lavoro di molti mesi di tante ricercatrici e tanti ricercatori e poi c’è una persona che diviene responsabile organizzativo e scientifico e ne è portavoce”.
Ci può essere il rischio di una interpretazione personale e di un uso non corretto dei dati?
“Qualora quella persona nel rendere pubblici i dati violasse quei principi sacrosanti di obiettività e imparzialità – ricorda Mola – sono certo che per primo sarebbe proprio il gruppo di ricerca a ribellarsi e prendere le distanze. E quello è uno dei casi che permette, a chi di competenza, di intervenire ed indagare”.
Il rettore di Cagliari rivolge anche un pensiero al personale dell’Università: “Ci sono tante persone che lavorano e che tengono alla reputazione del proprio ateneo. Mi riferisco al personale tecnico amministrativo e bibliotecario. Sono fondamentali perché “facilitatori” della nostra attività di ricerca e quindi il merito dei risultati è anche il loro. Come è importante rassicurare le nostre studentesse e i nostri studenti che vivono della reputazione di un ateneo. Questo è quello che con questo intervento tengo assolutamente e incondizionatamente a difendere”.
L’UNIONE SARDA di lunedì 12 giugno 2023
Pagina 6 – Regione
Università. Il rettore Mola
«PER IL RAPPORTO CRENOS METODOLOGIA RIGOROSA»
Dopo le polemiche sull’ultimo Rapporto Crenos – l’assessore alla Sanità Carlo Doria ha parlato di “propaganda politica” – interviene il rettore dell’Università di Cagliari Francesco Mola. «Non entro nelle valutazioni sulle politiche della sanità degli ultimi vent’anni in Sardegna, entro nel merito invece dell’attività di ricerca e dei suoi risultati. Mi sembra chiaro che la metodologia del Rapporto Crenos sia robusta e rigorosa, derivata da prassi consolidate e vagliate dalla comunità scientifica internazionale, e non frutto di una estemporanea vivacità fantasiosa di ricercatori e ricercatrici. Trovo giusto che l’assessore “commenti” i risultati, ma c’è una radicale differenza tra risultati che possono essere oggetto di valutazione politica e processo scientifico che porta a dei risultati in modo indipendente da vincoli politici». Ancora, dice il rettore, «dietro una ricerca collettiva c’è il lavoro di tante persone, ricercatori, personale tecnico amministrativo e bibliotecario, che tengono alla reputazione del proprio Ateneo, inoltre, è importante rassicurare le nostre studentesse e i nostri studenti. Questo è quello che con questo intervento tengo assolutamente e incondizionatamente a difendere».
RASSEGNA WEB
ANSA SARDEGNA
Crenos, ‘Sardegna in allarme rosso si rinuncia anche a cure’
https://www.ansa.it/sardegna/notizie/2023/06/09/crenos-sardegna-in-allarme-rosso-si-rinuncia-anche-a-cure_4da1eb0a-5050-433c-99ec-5923d73f6072.htmlTurismo a livelli pre Covid, tornano gli stranieri
https://www.ansa.it/sardegna/notizie/2023/06/09/turismo-a-livelli-pre-covid-tornano-gli-stranieri_d0a379ef-f801-49f9-81e4-bf64b1b066f2.html11/06/2023
RETTORE CAGLIARI, ‘RAPPORTO CRENOS BASATO SU DATI ISTAT’
Mola, differenza tra produzione scientifica e commento risultati
https://www.ansa.it/sardegna/notizie/2023/06/11/rettore-cagliari-rapporto-crenos-basato-su-dati-istat_45b14187-1764-4bbe-b4dc-39e2cf109b97.html
“Come Rettore ‘vigilerò’ sempre affinché la ricerca venga svolta con rigore scientifico e nella piena libertà; quando smetterò di essere Rettore, da ricercatore ‘lavorerò’ con la consapevolezza che la ricerca venga svolta con rigore scientifico e nella piena libertà; quando smetterò di lavorare per l’Università, da cittadino mi ‘batterò’ affinché la ricerca venga svolta negli Atenei con rigore scientifico e nella piena libertà; e questo non per difesa dell’autonomia della Ricerca ma per l’Indipendenza della Ricerca”.
Così, in una nota, il rettore dell’Università di Cagliari, Francesco Mola, intervenendo sulla pubblicazione del 30/o rapporto Crenos che ha sollevato polemiche soprattutto sui dati della sanità con l’assessore regionale Carlo Doria che ha parlato di strumentalizzazione e propaganda politica da parte del referente scientifico del rapporto, Raffaele Paci (che è stato assessore nella Giunta Pigliaru, ndr).
“Voglio subito sgomberare il campo dalle polemiche – sottolinea il rettore – non entro nelle valutazioni sulle politiche della sanità o del bilancio o dei trasporti degli ultimi 20 anni in Sardegna. Credo che i tavoli di discussione per fare questa operazione siano altri e con più attrici e attori. Entro nel merito invece dell’attività di ricerca e dei suoi risultati. Le primissime cose che ho imparato agli inizi della mia carriera di ricercatore – e questo ho avuto il piacere di verificarlo anche fuori dal nostro contesto nazionale – è che c’è una differenza tra due aspetti della ricerca: il ‘risultato’ e la ‘metodologia di produzione del risultato’. Il risultato è il dato che viene utilizzato e commentato, la metodologia viene scelta con rigore con una accurata analisi perché dia garanzie sulla affidabilità del risultato. Partiamo da questo secondo aspetto, dal metodo, per comodità. Valutazione delle metodologie significa innanzitutto accertamento delle fonti di dati, di chi li ha prodotti – per esempio se prodotti da un ente certificato o meno – di come sono stati prodotti, della dimensione temporale e degli elementi che hanno potuto eventualmente perturbare la produzione di quel dato. Nel caso del rapporto Crenos mi sembra sia chiaro che la metodologia sia robusta e rigorosa: i dati sono il frutto di una ricerca Istat presentata al Parlamento. Le tecniche di elaborazione utilizzate nel trattare quei dati e produrre i risultati della ricerca sono documentati dallo stesso Istituto e sono stati ripresi dalle ricercatrici e dai ricercatori del Crenos. In questo processo le metodologie che vengono applicate non sono frutto di una estemporanea vivacità fantasiosa di ricercatori e ricercatrici, ma derivano da prassi consolidate e ‘vagliate’ dalla comunità scientifica internazionale nei consessi preposti. Non ho motivo di pensare che chi ha redatto il rapporto Crenos non abbia seguito anche quest’anno questa strada, semplicemente perché chi fa ricerca si attiene ad un codice etico ben preciso”.
“Trovo quindi giusto – prosegue Mola – che l’assessore Doria commenti i risultati e argomenti a difesa di una politica intrapresa. Non solo è suo diritto, ma ritengo sia suo dovere.
Non mettere in discussione la produzione di quel risultato ma giustamente commentarlo. Anche perché a differenza della ricerca, i risultati della politica, per definizione, sono invece sottoposti a giudizio, quello degli elettori e le elettrici quando si recano alle urne. Quindi c’è una radicale differenza tra risultati che si possono commentare e possono essere oggetto di valutazione politica e processo scientifico che porta a dei risultati in modo indipendente da vincoli politici”.
RAINEWS SARDEGNA
L’economia sarda secondo il Crenos: zoppa e con carenze strutturali
https://www.rainews.it/tgr/sardegna/articoli/2023/06/leconomia-sarda-secondo-il-crenos-zoppa-e-con-carenze-strutturali-c5a89498-96e0-41d7-afb2-6ade3b4f702c.html
L’UNIONE SARDA online
Demografia, salute e istruzione in Sardegna: l’allarme del Crenos
https://www.unionesarda.it/news-sardegna/demografia-salute-e-istruzione-in-sardegna-lallarme-del-crenos-sys03nvc
L’assessore Doria contro il rapporto Crenos: «I sardi rinunciano alle cure? La realtà è un’altra»
https://www.unionesarda.it/news-sardegna/lassessore-doria-contro-il-rapporto-crenos-i-dati-sulla-sardegna-molto-lontani-dalla-realta-vbws8p0q
11/06/2023
L’INTERVENTO
RAPPORTO CRENOS, IL RETTORE MOLA: «METODOLOGIA ROBUSTA E RIGOROSA»
Il Magnifico dell’Università di Cagliari difende il report: «Il risultato di una ricerca non può essere giudicato buono o cattivo»
https://www.unionesarda.it/news-sardegna/rapporto-crenos-il-rettore-mola-metodologia-robusta-e-rigorosa-u5nr363p
Come Rettore “vigilerò” sempre affinché la ricerca venga svolta con rigore scientifico e nella piena libertà; quando smetterò di essere Rettore, da ricercatore “lavorerò” con la consapevolezza che la ricerca venga svolta con rigore scientifico e nella piena libertà; quando smetterò di lavorare per l’Università, da cittadino mi “batterò” affinché la ricerca venga svolta negli Atenei con rigore scientifico e nella piena libertà; e questo non per difesa dell’autonomia della Ricerca ma per l’Indipendenza della Ricerca.
Intervengo sulla recente pubblicazione del trentesimo rapporto CRENoS recentemente presentato e che ha avuto una eco importante sugli organi di informazione regionali. Voglio subito sgomberare il campo dalle polemiche. Non entro nelle valutazioni sulle politiche della sanità o del bilancio o dei trasporti degli ultimi venti anni in Sardegna. Credo che i tavoli di discussione per fare questa operazione siano altri e con più attrici e attori.
Entro nel merito invece dell’attività di ricerca e dei suoi risultati. Le primissime cose che ho imparato agli inizi della mia carriera di ricercatore, quindi da dottorando – e questo ho avuto il piacere di verificarlo anche fuori dal nostro contesto nazionale – è che c’è una differenza tra due aspetti della ricerca: il “risultato” e la “metodologia” di produzione del risultato”. Il risultato è il dato che viene utilizzato e commentato, la metodologia viene scelta a con rigore con una accurata analisi perché dia garanzie sulla affidabilità del risultato.
Partiamo da questo secondo aspetto, dal metodo, per comodità. Valutazione delle metodologie significa innanzitutto accertamento delle fonti di dati, di chi li ha prodotti – per esempio se prodotti da un ente certificato o meno -, di come sono stati prodotti, della dimensione temporale e degli elementi che hanno potuto eventualmente perturbare la produzione di quel dato.
Nel caso del rapporto CRENoS mi sembra sia chiaro che la metodologia sia robusta e rigorosa: i dati sono il frutto di una ricerca ISTAT (istituto certificato e che segue procedure rigorosissime di robustezza e che fornisce dati ufficiali per il Paese e l’Europa) presentata al Parlamento. Le tecniche di elaborazione utilizzate nel trattare quei dati e produrre i risultati della ricerca sono documentati dallo stesso Istituto e sono stati ripresi dalle ricercatrici e dai ricercatori del CRENoS. In questo processo le metodologie che vengono applicate non sono frutto di una estemporanea vivacità fantasiosa di ricercatori e ricercatrici, ma derivano da prassi consolidate e “vagliate” dalla comunità scientifica internazionale nei consessi preposti (congressi scientifici, pubblicazioni, processi di revisione e di valutazione anonima e scientificamente rigorosa da parte della comunità scientifica internazionale.
Non ho motivo di pensare che chi ha redatto il trentesimo rapporto CRENoS non abbia seguito anche quest’anno questa strada, semplicemente perché chi fa ricerca si attiene ad un codice etico ben preciso. Sul codice etico, nel nostro come in tutti gli atenei e in molti enti di ricerca, vigilano una commissione etica e una commissione disciplinare. In caso di violazione dei principi metodologici fondamentali si viene sottoposti a procedimento disciplinare.
Torniamo ora al primo aspetto, il risultato di una ricerca: questo non può essere giudicato buono o cattivo, è un risultato che va utilizzato e commentato. Nel caso specifico, magari, per pianificare politiche correttive, per cambiare rotta, per affiancare politiche di rinforzo o anche dire che le politiche intraprese daranno risultati nel prossimo futuro.
Trovo quindi giusto che l’Assessore Doria “commenti” i risultati e argomenti a difesa di una politica intrapresa. Non solo è suo diritto, ma ritengo sia suo dovere. Non mettere in discussione la produzione di quel risultato ma giustamente commentarlo. Anche perché a differenza della ricerca, i risultati della politica, per definizione, sono invece sottoposti a giudizio, quello degli elettori e le elettrici quando si recano alle urne.
Quindi c’è una radicale differenza tra risultati che si possono commentare e possono essere oggetto di valutazione politica e processo scientifico che porta a dei risultati in modo indipendente da vincoli politici. Sarebbe grave e pericoloso vivere in un contesto dove un qualunque decisore politico dovesse essere preoccupato, nel fare le proprie scelte di amministratore, dell’attività di ricerca svolta nel mio Ateneo. Come sarebbe grave che le ricercatrici e i ricercatori dell’Ateneo che mi onoro di rappresentare svolgessero la loro attività di ricerca con la preoccupazione di provocare dispiacere nei decisori politici. La ricerca, per fortuna, deve andare avanti e deve essere valutata come sistema, non come risultati. Non potrei mai accettare che il risultato di una ricerca circa l’erosione di una determinata spiaggia venisse nascosto e non divulgato solo perché questo produrrebbe danni alla valutazione economica degli immobili che sono adiacenti a quella spiaggia.
Ancora una considerazione sulle ricerche con coautori. Quando viene svolta un’attività di ricerca collettiva, come quella prodotta dal CRENoS, c’è il lavoro di molti mesi di tante ricercatrici e tanti ricercatori e poi c’è una persona che ne diviene responsabile organizzativo e scientifico e ne è portavoce; qualora quella persona nel rendere pubblici i risultati violasse quei principi sacrosanti di obiettività e imparzialità cui ho fatto cenno prima, sono certo che per primo sarebbe proprio il gruppo di ricerca a ribellarsi e prendere le distanze. E quello è uno dei casi che permette, a chi di competenza, di intervenire ed indagare. Talvolta il discrimine è piccolo e sta alla donna o all’uomo di scienza individuarlo e rispettarlo.
Sono intervenuto su questo argomento anche perché molti dimenticano che ci sono tante persone che lavorano e che tengono alla reputazione del proprio Ateneo. Mi riferisco al personale tecnico amministrativo e bibliotecario. Anche loro sono fondamentali perché “facilitatori” della nostra attività di ricerca e quindi il merito dei risultati è anche loro. Come è importante rassicurare le nostre studentesse e i nostri studenti che vivono della reputazione di un Ateneo. Questo è quello che con questo intervento tengo assolutamente e incondizionatamente a difendere.
Francesco Mola
Rettore dell’Università di CagliariDemografia, salute e istruzione: in Sardegna l’allarme del Crenos
https://www.unionesarda.it/news-sardegna/demografia-salute-e-istruzione-in-sardegna-lallarme-del-crenos-sys03nvc
Sanità e rapporto Crenos, Ganau a Doria: «Neghi l’evidenza, dal centrodestra politiche fallimentari»
https://www.unionesarda.it/politica/sanita-e-rapporto-crenos-ganau-a-doria-neghi-levidenza-dal-centrodestra-politiche-fallimentari-k9j7eniq
VIDEOLINA
Crenos: «l’isola soffre tra aumento della mortalità e rinuncia alle cure»
https://www.videolina.it/articolo/tg/2023/06/09/crenos_l_isola_soffre_tra_aumento_della_mortalit_e_rinuncia_alle-78-1182623.html
LA NUOVA SARDEGNA online
Bufera sull’indagine Crenos che dichiara: i sardi rinunciano alle cure
https://www.lanuovasardegna.it/regione/2023/06/10/news/bufera-sull-indagine-crenos-che-dichiara-che-i-sardi-rinunciano-alle-cure-1.100323092Il rettore Mola difende il Crenos: «Metodi di ricerca rigorosi»
https://www.lanuovasardegna.it/regione/2023/06/12/news/il-rettore-mola-difende-il-crenos-metodi-di-ricerca-rigorosi-1.100323642
La polemica
IL RETTORE MOLA DIFENDE IL CRENOS: «METODI DI RICERCA RIGOROSI»
Dall’università di Cagliari un sostegno a chi ha realizzato il report annuale. E la direttrice del Centro critica Mariotti: «Considerazioni gravi senza aver letto»
di Roberto Petretto
SASSARI. La politica che attacca il mondo della ricerca e dell’accademia, un rettore che attacca una parte dei professori del proprio ateneo: con queste premesse era facile prevedere che il pur prudente mondo delle università sarde reagisse. Da parte della direttrice del Crenos, Anna Pinna, e del rettore dell’Università di Cagliari, Francesco mola, modi e toni istituzionali e garbati, ma parole pesanti come incudini con dei destinatari precisi, anche se non sempre esplicitati in modo completo. Per la prima volta il Crenos, centro di ricerca costituito dai due atenei sardi, è stato bersaglio di un attacco frontale da parte della politica. Il presidente della Regione Cristian Solinas ha bollato l’annuale rapporto del Centro con accuse di “militanza”. L’assessore Doria ha rimproverato ai ricercatori di aver fatto un’analisi a tinte fosche del sistema sanitario sardo, omettendo l’attenuante della pandemia. Ma, fatto che forse più degli altri ha ferito i ricercatori del Crenos e non solo, anche il rettore dell’Università di Sassari ha criticato, pur non avendolo letto, il lavoro a cui hanno contribuito anche ricercatori e docenti del suo ateneo.
«Mi preme sottolineare che il metodo scientifico che abbiamo utilizzato in questo e negli altri rapporti è un metodo validato – dice Anna Pinna -. Nella nostra analisi comparativa consideriamo la Sardegna rispetto alle altre regioni italiane. È stato usato sempre questo metodo per la reportistica. Se arriva choc come pandemia, uno choc che ha toccato tutte le regioni, che non ha risparmiato nessun – anzi, da noi, per via dell’insularità, è arrivato un po’ dopo – dobbiamo considerare per il 2021 tutte le regioni nella stessa maniera. Mettere a raffronto la nostra posizione con quella delle altre regioni e di certo il metodo da usare».
Dall’assessore e dal rettore vi è arrivata l’accusa di non aver contestualizzato l’analisi nella situazione generata dalla pandemia: «Nello studio c’è un continuo riferimento alla condizione vissuta, al fatto che tutto il sistema ha dovuto affrontare un cambiamento. Ma questo vale per tutti. Per la Sardegna come per la Lombardia, che anzi, nel momento iniziale, ha avuto un impatto molto più forte. Cercare di capire le evidenze confrontando le regioni è massimo che può essere fatto dal punto di vista scientifico».
Col rettore Mariotti per ora nessuno contatto: «Nei prossimi giorni avremo modo di chiarire. Certi toni li trovo sconcertanti, mi colpisce che il rettore non abbia letto rapporto e azzardi una considerazione così grave pur non avendolo letto pur essendogli inizio due settimane prima».
La direttrice del Crenos si dice «sconcertata. Trovo che sia stata una reazione scomposta, non prevista. Non c’era mai stata nessuna considerazione con questi toni rivolta al nostro centro, né dal rettore né da altra figura. Tra l’altro il professor Mariotti nelle sue passate pubblicazioni scientifiche ha diverse volte citato il Crenos. Mi sorprende quindi questa presa di distanza dell’ultima ora, che mi pare invece rifletta una difficoltà ad accettare i dati di realtà».
«Non entro nelle valutazioni sulle politiche della sanità o del bilancio o dei trasporti degli ultimi venti anni in Sardegna», dice il rettore dell’Università di Cagliari, Francesco Mola. Qualcosa da dire, invece, Mola ce l’ha sull’attività di ricerca e sui suoi risultati: «C’è una differenza tra due aspetti della ricerca: il “risultato” e la “metodologia” di produzione del risultato. Il risultato è il dato che viene utilizzato e commentato, la metodologia viene scelta con rigore con una accurata analisi perché dia garanzie sulla affidabilità del risultato».
Nel caso del rapporto Crenos secondo Mola la metodologia è «robusta e rigorosa: i dati sono il frutto di una ricerca Istat (istituto certificato e che segue procedure rigorosissime di robustezza e che fornisce dati ufficiali per il Paese e l’Europa) presentata al Parlamento. Le tecniche di elaborazione utilizzate nel trattare quei dati e produrre i risultati della ricerca sono documentati dallo stesso Istituto e sono stati ripresi dalle ricercatrici e dai ricercatori del Crenos».
Le metodologie applicate «non sono frutto di una estemporanea vivacità fantasiosa di ricercatori e ricercatrici, ma derivano da prassi consolidate e “vagliate” dalla comunità scientifica internazionale».
Il rettore di Cagliari aggiunge di non avere motivo «di pensare che chi ha redatto il trentesimo rapporto Crenos non abbia seguito anche quest’anno questa strada, semplicemente perché chi fa ricerca si attiene ad un codice etico ben preciso. Sul codice etico, nel nostro come in tutti gli atenei e in molti enti di ricerca, vigilano una commissione etica e una commissione disciplinare. In caso di violazione dei principi metodologici fondamentali si viene sottoposti a procedimento disciplinare».
A proposito del risultato della ricerca, invece, Mola ricorda che «questo non può essere giudicato buono o cattivo, è un risultato che va utilizzato e commentato». Trova giusto che l’assessore Doria «commenti i risultati e argomenti a difesa di una politica intrapresa. Non solo è suo diritto, ma ritengo sia suo dovere».
C’è però una differenza «tra risultati che si possono commentare e possono essere oggetto di valutazione politica e processo scientifico che porta a dei risultati in modo indipendente da vincoli politici. Sarebbe grave e pericoloso vivere in un contesto dove un qualunque decisore politico dovesse essere preoccupato, nel fare le proprie scelte di amministratore, dell’attività di ricerca svolta nel mio Ateneo».
Ma vale anche il discorso inverso: «Sarebbe grave che le ricercatrici e i ricercatori dell’Ateneo che mi onoro di rappresentare svolgessero la loro attività di ricerca con la preoccupazione di provocare dispiacere nei decisori politici. Non potrei mai accettare – conclude Mola – che il risultato di una ricerca circa l’erosione di una determinata spiaggia venisse nascosto e non divulgato solo perché questo produrrebbe danni alla valutazione economica degli immobili che sono adiacenti a quella spiaggia».Il Rapporto sul coordinamento della finanza pubblica
RECUPERO VISITE MEDICHE MANCATE, LA SARDEGNA AGLI ULTIMI POSTI
L’analisi dettagliata è delle sezioni riunite della Corte dei Conti
https://www.lanuovasardegna.it/regione/2023/06/11/news/recupero-visite-mediche-mancate-la-sardegna-agli-ultimi-posti-1.100323604
di Giuseppe Centore
CAGLIARI. Gli utenti sardi lo avevano più che intuito, adesso c’è anche l’autorevole conferma della Corte dei Conti. La Sardegna non riesce a recuperare le prestazioni ambulatoriali e le visite programmate cancellate a tempo del covid. E non riesce se non in misura più che parziale a spendere quanto assegnato per questa missione. In questa come in altre “classifiche” analoghe occupa un non invidiabile penultimo posto, peggio della media del Mezzogiorno.
Lo certifica il rapporto sul coordinamento della finanza pubblica elaborato dalla sezioni riunite della Corte dei Conti. Il rapporto è stato approvato lo scorso 17 maggio e si basa, sui dati più recenti possibili, relativi ad aprile 2023, provenienti da diverse fonti, ministero della Salute e Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali. I magistrati contabili, prima di certificare con i numeri il lavoro svolto dalle Regioni, forniscono anche la cornice programmatica e finanziaria. Per riassorbire i ritardi accumulati nelle liste d’attesa erano a disposizione 500 milioni. «Le regioni hanno rimodulato i Piani per le liste d’attesa entro il 31 gennaio 2022. Per agevolare l’azione di recupero si è previsto, inoltre, che le regioni potessero coinvolgere gli erogatori privati accreditati». Il Ministero della salute aveva individuato come prioritarie tre categorie di prestazioni: i ricoveri per interventi chirurgici programmati; le prestazioni ambulatoriali; le campagne di screening oncologico.
Tutto era stato definito nei dettagli: il programma, cosa fare per primo, e come organizzare le strutture. La Sardegna ha però scelto di non avvalersi del privato nel recupero dei ricoveri chirurgici e dello screening, e di dedicare una microscopica quota al privato per le prestazioni ambulatoriali. La scelta della Sardegna si rivede solo in Molise e Marche. Le altre regioni, a seconda delle attività, hanno chiesto l’aiuto al privato o in misura considerevole o nella sua totalità. L’unica consolazione nella graduatoria nazionale è che nessuna area ha raggiunto la totalità di recupero rispetto al target.
I ricoveri programmati
Le tabelle della Corte dei Conti affrontano per prime le liste di attesa per i ricoveri. In Sardegna a gennaio 2022 erano 19.785, e la Regione aveva programmato di recuperarne il 29 per cento. Molte regioni avevano posto come obiettivo il 100 per cento. Solo Liguria e Friuli erano state ancora più prudenti, ipotizzando un recupero di ricoveri programmati inferiore al 20 per cento del totale.
Il risultato è che molte regioni hanno sfiorato il target di prestazioni recuperate, (anche perchè partivano da un recupero previsto parziale) come Piemonte Emilia, Toscana, Umbria e Basilicata, altre sono andate così così, come la Campania e la Puglia e la Sicilia. Altre ancora hanno fatto peggio come la Sardegna, la Liguria e il Friuli: hanno scelto obiettivi bassi e non li hanno raggiunti. La Sardegna ha il 29 per cento delle quote di recupero raggiunte rispetto al target, a sua volta pari al 29 per cento del totale.
Gli screening
Male anche sugli screening. Solo la Calabria e la Campania (ma questa con base ben più ampia) fanno peggio di noi. Caso a parte il Friuli, che però ha vicine ben altre sanità che il mare. Come caso a parte l’Umbria che ha recuperato tutte le prestazioni slittate causa covid già nel 2021. I dati della Corte dei Conti dicono che la Sardegna a gennaio 2022 aveva 177mila inviti da smaltire e 76mila prestazioni. Caso unico tra tutte le regioni ha deciso di elevare il target, con 220mila inviti da smaltire e 99mila prestazioni, pari rispettivamente al 125 e al 130 per cento delle necessità. Il risultato è che rispetto al target è stato recuperato il 56 per cento per gli inviti e il 44 per cento delle prestazioni. Altre regioni hanno recuperato tutto o quasi quello che era stato perso; Emilia, Toscana, Lombardia, Piemonte, Basilicata e anche la Sicilia. I magistrati contabili ammettono che solo 5 regioni hanno raggiunto i loro obiettivi, di cui 4 nel centro-nord.
Le prestazioni ambulatoriali
Anche qui il dato non è entusiasmante. «Molto limitati invece gli esiti nel Mezzogiorno, dove, fatta eccezione per Abruzzo e Puglia, le prestazioni recuperate sono insoddisfacenti: in media il 15 per cento di quanto previsto». La Sardegna, che anche in questa voce si era tenuta “bassa”, è penultima a livello nazionale. Solo la Campania fa peggio, ma con un obiettivo più ambizioso. Le liste d’attesa su questa voce erano 410mila, e la Regione aveva programmato di recuperarne 247mila, pari al 60 per cento. Per questa voce ha ricevuto 4,5 milioni. Purtroppo ha recuperato solo il 10 per cento, pari a 41mila prestazioni.
La spesa sostenuta
C’è una evidente sofferenza nella capacità di spesa, insufficiente rispetto alle risorse assegnate. Molise e Sardegna hanno avuto addirittura più del previsto, nel nostro caso 13,6 milioni, ma a marzo 2023 il finanziamento rendicontato era pari solo al 26 per cento del totale, sotto la media del sud, e molto al di sotto della media nazionale, pari al 69 per cento.
Le conclusioni
La Corte dei conti elenca anche le voci delle singole prestazioni ambulatoriali, ma le divide solo per macro aree. Fa solo un cenno a due voci per regioni, e non sono positive per la Sardegna. Dopo aver riconosciuto le difficoltà dell’intero sistema a tornare a livelli ordinari di prestazioni, i giudici ammettono che «la disponibilità dei dati relative ad un campione di prestazioni di specialistica ambulatoriale (fonte Agenas) consente di guardare anche al mancato recupero di livelli di attività precrisi. Si tratta di 10 prestazioni di cui 5 relative a esami radiologici (ecografia all’addome e ginecologica, elettrocardiogramma, TC del capo e RM muscoloscheletrica) e 5 relative a visite (prime visite generiche, ginecologiche, neurologiche, oculistiche e di controllo). Il confronto tra le prestazioni rese nel 2019 e quelle relative all’esercizio appena concluso restituisce un quadro molto netto: solo in due casi (TC al capo e RM muscoloscheletrica) guardando ai dati nazionali si registra una crescita, anche se non distribuita omogeneamente tra le regioni (rispettivamente del 3,5 e del 5,7 per cento). In tutte le altre tipologie lo scostamento è ancora rilevante. Superiori alla media le flessioni per elettrocardiogramma (-23,4 per cento) e visite oculistiche (-25,8 per cento).
I numeri
Dati che nascondono differenze territoriali: per quanto riguarda gli elettrocardiogrammi la flessione supera in media il 30 per cento nelle regioni centrali, mentre nell’oculistica sul dato nazionale incide la riduzione del 31 per cento delle regioni del Mezzogiorno con accentuazioni particolari in Calabria (-48,4 per cento) e in Sardegna (-38,5 per cento). Si riducono tra il 14,4 e il 16,9 per cento le altre visite ambulatoriali, ma con quote sempre superiori alla media nelle regioni del Mezzogiorno. Se ne trae un quadro che nel complesso, oltre a segnare un gap nelle prestazioni sanitarie ancora significativo in maniera più diffusa delle attese nell’uscita dalla pandemia – concludono i giudici contabili – offre una immagine molto netta di come la crisi sanitaria abbia contribuito ad aumentare le differenze di performance tra aree: fatto cento il dato nazionale in tutte le specializzazioni si apre la forbice tra le diverse aree e soprattutto nel Mezzogiorno, dove le prestazioni per mille abitanti registrano valori in molti casi inferiori all’importo medio per mille abitanti».
I dati in dettaglio
Ecco infine i valori relativi alla Sardegna sulle dieci prestazioni analizzate dalla corte. I dati espressi sono in migliaia. Quelli del 2022 sono il primo numero dopo la prestazione. Tra parentesi il dato del 2019, giudicato prepandemico e portato ad esempio per tutte le regioni. Ecografia addome 87 (104). Ecografia ginecologia 18 (27). Elettrocardiogramma 131 (209). Prima visita 478 (716). Prima visita ginecologica 23 (34). Prima visita neurologica 28 (51). Prima visita oculistica 81 (132). Risonanza magnetica 22 (20). Tomografia del capo 13 (13). Visite di controllo 652 (1 milione). Il totale complessivo di queste dieci prestazioni ambulatoriali è al 2022 1,53 milioni, nel 2019 erano 2,3 milioni. Si tratta di 793mila prestazioni in meno. Il totale complessivo italiano è di 12 milioni di prestazioni, visto che nel 2019 erano 72 e nel 2022 erano 60. Ecco invece il dato per regioni, dove è indicata solo la differenza tra il 2019 e il 2022.
Basta un rapido rapporto sulla popolazione per capire che nel nostro caso c’è qualcosa che non va. Piemonte 1,4 milioni, Valle d’Aosta 53mila, Lombardia 810, Bolzano 350mila, Trento 68mila, Veneto 1,1 milioni, Friuli 229mila, Liguria 385mila, Emilia Romagna 600mila, Toscana 462mila, Umbria 270mila, Marche 370mila, Lazio 1,1 milioni, Abruzzo 300mila, Molise 56mila, Campania 747mila, Puglia 625mila, Basilicata 96mila, Calabria 574mila, Sicilia 1,08 milioni.
In rapporto a tutto il centro sud, che fa già peggio del resto del paese, la Sardegna, confrontata con il numero di residenti, è quella che ha il dato peggiore. Una differenza che non sembra essere recuperabile neanche nel medio periodo, e sulle cui cause endogene cui sarà da tornare.
TELESARDEGNA
Cagliari. Presentato il 30° Rapporto CRENoS 2023 sull’economia della Sardegna https://www.youtube.com/watch?v=sFsrx724l8o
YOUTG
I mali dell’Isola nel rapporto Crenos: denatalità, emigrazione e il 18% dei sardi rinuncia alle cure
https://www.youtg.net/top-news/53221-i-mali-dell-isola-nel-rapporto-crenos-denatalita-emigrazione-e-il-18-dei-sardi-rinuncia-alle-cure
CAGLIARI PAD
Turismo, segnali confortanti: dati a livelli pre-Covid grazie agli stranieri
https://www.cagliaripad.it/591678/turismo-segnali-confortanti-dati-a-livelli-pre-covid-grazie-agli-stranieri/
VISTANET
L’economia sarda cresce lentamente. In testa export e turismo, ma non bastano
https://www.vistanet.it/cagliari/2018/05/25/leconomia-sarda-cresce-lentamente-in-testa-export-e-turismo-ma-non-bastano/
SARDINIA POST
Rapporto Crenos, Paci: “Altro che l’Isola dei centenari: due sardi su 10 non si curano più”
https://www.sardiniapost.it/economia/rapporto-crenos-paci-altro-che-lisola-dei-centenari-due-sardi-su-10-non-si-curano-piu/Due sardi su 10 non si curano più. Ma l’assessore alla Sanità la chiama “propaganda”
https://www.sardiniapost.it/politica/due-sardi-su-10-non-si-curano-piu-ma-lassessore-alla-sanita-la-chiama-propaganda/
SARDEGNA E LIBERTÀ
Posted on 11 Giugno 2023 By Francesco Mola
UNA LEZIONE DA RETTORE A RETTORE E ASSESSORE. MOLA DIFENDE IL CRENOS
https://www.sardegnaeliberta.it/una-lezione-da-rettore-a-rettore-e-assessore-mola-difende-il-crenos/
Il rettore dell’Università di Cagliari, prof. Francesco Mola, è intervenuto con la nota che segue sulle polemiche nate dalla pubblicazione del Rapporto Crenos. È una lezione di scienza, di sapienza e di etica che andrebbe studiata nelle scuole.
Intervengo sulla recente pubblicazione del trentesimo rapporto CRENoS recentemente presentato e che ha avuto una eco importante sugli organi di informazione regionali. Voglio subito sgomberare il campo dalle polemiche. Non entro nelle valutazioni sulle politiche della sanità o del bilancio o dei trasporti degli ultimi venti anni in Sardegna. Credo che i tavoli di discussione per fare questa operazione siano altri e con più attrici e attori.
Entro nel merito invece dell’attività di ricerca e dei suoi risultati. Le primissime cose che ho imparato agli inizi della mia carriera di ricercatore, quindi da dottorando – e questo ho avuto il piacere di verificarlo anche fuori dal nostro contesto nazionale – è che c’è una differenza tra due aspetti della ricerca: il “risultato” e la “metodologia” di produzione del risultato”. Il risultato è il dato che viene utilizzato e commentato, la metodologia viene scelta a con rigore con una accurata analisi perché dia garanzie sulla affidabilità del risultato. Partiamo da questo secondo aspetto, dal metodo, per comodità. Valutazione delle metodologie significa innanzitutto accertamento delle fonti di dati, di chi li ha prodotti – per esempio se prodotti da un ente certificato o meno -, di come sono stati prodotti, della dimensione temporale e degli elementi che hanno potuto eventualmente perturbare la produzione di quel dato.
Nel caso del rapporto CRENoS mi sembra sia chiaro che la metodologia sia robusta e rigorosa: i dati sono il frutto di una ricerca ISTAT (istituto certificato e che segue procedure rigorosissime di robustezza e che fornisce dati ufficiali per il Paese e l’Europa) presentata al Parlamento. Le tecniche di elaborazione utilizzate nel trattare quei dati e produrre i risultati della ricerca sono documentati dallo stesso Istituto e sono stati ripresi dalle ricercatrici e dai ricercatori del CRENoS. In questo processo le metodologie che vengono applicate non sono frutto di una estemporanea vivacità fantasiosa di ricercatori e ricercatrici, ma derivano da prassi consolidate e “vagliate” dalla comunità scientifica internazionale nei consessi preposti (congressi scientifici, pubblicazioni, processi di revisione e di valutazione anonima e scientificamente rigorosa da parte della comunità scientifica internazionale. Non ho motivo di pensare che chi ha redatto il trentesimo rapporto CRENoS non abbia seguito anche quest’anno questa strada, semplicemente perché chi fa ricerca si attiene ad un codice etico ben preciso. Sul codice etico, nel nostro come in tutti gli atenei e in molti enti di ricerca, vigilano una commissione etica e una commissione disciplinare. In caso di violazione dei principi metodologici fondamentali si viene sottoposti a procedimento disciplinare Torniamo ora al primo aspetto, il risultato di una ricerca: questo non può essere giudicato buono o cattivo, è un risultato che va utilizzato e commentato. Nel caso specifico, magari, per pianificare politiche correttive, per cambiare rotta, per affiancare politiche di rinforzo o anche dire che le politiche intraprese daranno risultati nel prossimo futuro.
Trovo quindi giusto che l’Assessore Doria “commenti” i risultati e argomenti a difesa di una politica intrapresa. Non solo è suo diritto, ma ritengo sia suo dovere. Non mettere in discussione la produzione di quel risultato ma giustamente commentarlo. Anche perché a differenza della ricerca, i risultati della politica, per definizione, sono invece sottoposti a giudizio, quello degli elettori e le elettrici quando si recano alle urne.
Quindi c’è una radicale differenza tra risultati che si possono commentare e possono essere oggetto di valutazione politica e processo scientifico che porta a dei risultati in modo indipendente da vincoli politici. Sarebbe grave e pericoloso vivere in un contesto dove un qualunque decisore politico dovesse essere preoccupato, nel fare le proprie scelte di amministratore, dell’attività di ricerca svolta nel mio Ateneo. Come sarebbe grave che le ricercatrici e i ricercatori dell’Ateneo che mi onoro di rappresentare svolgessero la loro attività di ricerca con la preoccupazione di provocare dispiacere nei decisori politici. La ricerca, per fortuna, deve andare avanti e deve essere valutata come sistema, non come risultati. Non potrei mai accettare che il risultato di una ricerca circa l’erosione di una determinata spiaggia venisse nascosto e non divulgato solo perché questo produrrebbe danni alla valutazione economica degli immobili che sono adiacenti a quella spiaggia.
Ancora una considerazione sulle ricerche con coautori. Quando viene svolta un’attività di ricerca collettiva, come quella prodotta dal CRENoS, c’è il lavoro di molti mesi di tante ricercatrici e tanti ricercatori e poi c’è una persona che ne diviene responsabile organizzativo e scientifico e ne è portavoce; qualora quella persona nel rendere pubblici i risultati violasse quei principi sacrosanti di obiettività e imparzialità cui ho fatto cenno prima, sono certo che per primo sarebbe proprio il gruppo di ricerca a ribellarsi e prendere le distanze. E quello è uno dei casi che permette, a chi di competenza, di intervenire ed indagare. Talvolta il discrimine è piccolo e sta alla donna o all’uomo di scienza individuarlo e rispettarlo.
Sono intervenuto su questo argomento anche perché molti dimenticano che ci sono tante persone che lavorano e che tengono alla reputazione del proprio Ateneo. Mi riferisco al personale tecnico amministrativo e bibliotecario. Anche loro sono fondamentali perché “facilitatori” della nostra attività di ricerca e quindi il merito dei risultati è anche loro. Come è importante rassicurare le nostre studentesse e i nostri studenti che vivono della reputazione di un Ateneo. Questo è quello che con questo intervento tengo assolutamente e incondizionatamente a difendere.
SARDA NEWS
Crenos, ‘Sardegna in allarme rosso si rinuncia anche a cure’ – Sardegna
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OLBIA.it
PIL e potere d’acquisto, Sardegna in coda alla classifica europea: è 182esima
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SASSARI NOTIZIE
Rapporto Crenos, l’assessore Doria: “La salute della popolazione non può essere terreno di propraganda”
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Rapporto CRENOS, il Presidente Solinas: ‘’Centrodestra ha raccolto eredità pesante, questa giunta ha avviato riforme profonde attese da decenni. Dati PIL Sardegna in linea con quelli nazionali’’
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IL TAMBURINO
Rapporto Crenos, Solinas: questa Giunta ha avviato riforme attese da decenni, dati PIL Sardegna in linea nazionale
https://www.iltamburino.it/politica/rapporto-crenos-solinas-questa-giunta-ha-avviato-riforme-attese-da-decenni/
AGENPARL.eu
Rapporto Crenos, il presidente Solinas: centrodestra ha raccolto eredità pesante, questa giunta ha avviato riforme profonde attese da decenni. Dati pil Sardegna in linea con quelli nazionali
https://agenparl.eu/2023/06/09/rapporto-crenos-il-presidente-solinas-centrodestra-ha-raccolto-eredita-pesante-questa-giunta-ha-avviato-riforme-profonde-attese-da-decenni-dati-pil-sardegna-in-linea-con-quelli-nazionali/
CRONACA ONLINE
Rapporto Crenos, il presidente Sardegna: centrodestra ha raccolto eredità pesante. Dati Pil Sardegna in linea con quelli nazionali
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VIRGILIO
Crenos, “Sardegna in Allarme Rosso, si rinuncia anche a cure”
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ITALY 24 PRESS
Turismo ai livelli pre-Covid, tornano gli stranieri
https://it.italy24.press/local/445057.htmlRettore Cagliari, ‘Rapporto Crenos su dati Istat’
https://it.italy24.press/local/450230.html
VITA.it
I dati della sanità fanno male,l’assessore Doria respinge le accuse
https://www.vita.it/it/article/2023/06/12/i-dati-della-sanita-fanno-male-lassessore-doria-respinge-le-accuse/167094/
CASTEDDU ONLINE
Vergogna sanità, in Sardegna è sempre peggio: persi i 9 milioni per l’abbattimento delle liste d’attesa
https://www.castedduonline.it/vergogna-sanita-in-sardegna-e-sempre-peggio-persi-i-9-milioni-per-labbattimento-delle-liste-dattesa/