L’Università di Cagliari protagonista alla Fiera dell’artigianato artistico della Sardegna

L'allestimento della 63a edizione è curato da un team del Dipartimento di Architettura

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Photo credit: Cedric Dasésson

Porta la firma dell’Università di Cagliari, l’allestimento della 63a edizione della Fiera dell’artigianato artistico della Sardegna, che a Mogoro espone fino al 22 settembre le creazioni di 107 artisti artigiani di tutta l’isola.

Un team di docenti, ricercatori e dottorandi del Dipartimento di ingegneria civile, ambientale e architettura di ateneo, coordinato dai docenti Silvia Mocci e Carlo Atzeni, ha progettato i 2500 metri quadri dello spazio fieristico, dalla scenografia generale alle postazioni degli espositori.

Una collaborazione che rafforza ulteriormente il legame con il comune della Marmilla, già stretto con due workshop internazionali di autocostruzione nei centri storici e con l’esperienza di Unicasa del 2018, quando cinquanta studenti progettarono e realizzarono la nuova porta di accesso alla fiera.

L’idea ispiratrice dell’allestimento, che è anche il filo conduttore dell’edizione in corso, è la memoria del tempo, nelle sue diverse accezioni. Le ore impiegate dall’artigiano per la genesi e realizzazione dei suoi pezzi unici, mescolate alla cura del dettaglio e alla dedizione. Gli anni che hanno forgiato la sua esperienza e la crescente perfezione delle sue creazioni. Infine la storia del suo stesso lavoro, che ciascun artigiano spesso eredita dalla famiglia, dagli avi, dal territorio.

Il tempo, nelle sue diverse sfaccettature, è scandito ed evocato da dodici clessidre, installate lungo l’esposizione.

Photo credit: Cedric Dasésson

Come nella filosofia del progetto UniCasa, che ha generato anche le installazioni della facoltà di Ingegneria e architettura, l’allestimento dello spazio espositivo di Mogoro ha voluto tener fede ai valori di sostenibilità ambientale ed economica.

Da qui la scelta del legno di abete, materiale povero e poco costoso, ma solido e di grande versatilità, che si può smontare e riallestire con grande facilità.

“Anche la filiera che lo produce è altamente sostenibile e interamente locale”, aggiunge Carlo Atzeni, docente del Dicaar e coordinatore scientifico del progetto, assieme alla docente Silvia Monni, “abbiamo immaginato l’allestimento come uno spartito musicale, dove le  note sono costituite dalle creazioni degli artisti artigiani. Anche noi abbiamo voluto costruire un pezzo artigianale, unico anche nelle sue imperfezioni, che diventasse un contenitore per una lettura uniforme ma fosse anche adatto ai passaggi in scala dei diversi oggetti. Il progetto inoltre omaggia la dimensione collettiva della fiera, dove tutti sono protagonisti nella diversità delle loro opere, con le 107 formelle in ceramica realizzate da un’artigiana locale, incastonate in un ordito di legno”.

I docenti Atzeni e Mocci hanno guidato il team formato dai ricercatori Francesco Marras e Stefano Cadoni, i dottorandi Andrea Margagliotti e Michele Agus. Al progetto hanno partecipato anche Francesco Lai e Nicola Mainas.

La collaborazione avrà carattere pluriennale. “Per il 2025”, annuncia Atzeni, “puntiamo al coinvolgimento degli studenti e a uscire dalla fiera, per caratterizzare alcuni punti del centro urbano”.