Si è tenuto dal 1 al 5 luglio al Chiostro di Oristano un ciclo di seminari dal titolo “WiSB – Women in Sustainable Biotechnology”, organizzato dall’Università degli Studi di Cagliari con la collaborazione del Consorzio UNO. L’iniziativa è stata curata da Giorgia De Gionnis e Fabiano Asunis, in collaborazione con Paolo Zucca, docenti del Corso di laurea in biotecnologie.
I seminari hanno offerto un’occasione di approfondimento e confronto sulle tematiche della biotecnologia sostenibile, mettendo in risalto il contributo delle donne in questo settore scientifico. A tenere le lezioni, docenti provenienti da diverse università italiane: Alessandra Polettini e Raffaella Pomi (Università La Sapienza di Roma), Francesca Sparla e Rachele Ingrisano (Università di Bologna), Isabella Pecorini e Erika Pasciucco (Università di Pisa), Alessandra Cesaro (Università Federico II di Napoli), Grazia Policastro (Università telematica Pegaso), Maria Cristina Lavagnolo e Valentina Poli (Università di Padova).
Nella prima giornata è intervenuta Ester Cois, delegata del Rettore per l’uguaglianza di genere, che ha così commentato l’iniziativa:
Il ciclo di seminari è un’opportunità straordinaria per dare conto di quanto un approccio gender-sensitive possa efficacemente dimostrarsi trasversale a tutte le aree e settori dell’alta formazione e della ricerca d’eccellenza. L’impatto di questa iniziativa a favore di politiche accademiche più eque, inclusive e capaci di valorizzare le diversità, anziché tradurle in disuguaglianze, si è concretizzato lungo due direttrici principali: anzitutto le ricerche presentate hanno confermato come gli avanzamenti scientifici e tecnologici non siano mai neutri, ma debbano corrispondere a una responsabilità sociale nella misura in cui siano capaci di tenere conto delle specificità e delle differenze dei propri beneficiari e beneficiarie, in modo da migliorare davvero la qualità di vita di tutti e tutte, nelle pratiche di tutti i giorni, orientandosi con le proprie applicazioni empiriche a un mondo non più semplicemente “a misura d’uomo”, ma piuttosto “a misura di persona”. Questa prospettiva è definita dall’esempio tangibile di queste studiose, che hanno raccontato la materia viva del proprio lavoro di scienziate, liberandolo dal pernicioso mito eroico che continua ad accontentarsi di celebrare il contributo femminile al progresso scientifico come un’irraggiungibile “eccezione”, senza preoccuparsi troppo di trasformarlo in regola”
Il ciclo di seminari è stato chiuso dal Elio Acquas, presidente della facoltà di Biologia e farmacia che ha sottolineato il valore aggiunto di queste attività nel percorso formativo delle studentesse e degli studenti e l’importanza strategica di continuare a finanziare simili iniziative per sostenere e rafforzare il modello di Università diffusa.