Giovedì 15 giugno, alle 18.00, si inaugura al Museo Universitario delle Arti e delle Culture Contemporanee (MUACC) l’esposizione “Pietro Antonio Manca. Opere della collezione Demuro”. Entrano a far parte del patrimonio artistico dell’Università degli Studi di Cagliari sette nuove, preziose opere di Pietro Antonio Manca, grazie alla donazione degli eredi di Salvatore Antonio Demuro, raffinato intellettuale e collezionista tra i più sensibili della nostra storia recente. Sono sette dipinti che abbracciano la ricchezza e la complessità della produzione pittorica di Manca, personalità sfuggente alle definizioni, che nel panorama dell’arte in Sardegna dei Novecento seppe distinguersi per modernità, originalità e cultura.
All”inaugurazione – ore 18 di giovedi 15 giugno, via Santa Croce 63 – saranno presenti il rettore Francesco Mola, il direttore generale Aldo Urru, la dirigente alla Direzione qualità, servizi bibliotecari e attività museali Simonetta Negrini, alcuni rappresentanti della famiglia Demuro, la critica d’arte e giornalista Alessandra Mensini che ha curato l’esposizione.
Pietro Antonio Manca <Sorso (SS), 1892 – Sassari, 1975>, si è formato negli anni Venti del ‘900.
Una pittura immaginativa – sottolineano al MUACC – connotata da introspezione, meditazione, e da un approccio filosofico che ne costituisce il tratto distintivo. Una riflessione costante, la sua, etica ed estetica, permeata dalle idee dell’antroposofia. Le scene di devozione e di vita popolare – le cavalcate, i cortei nuziali, i carnevali – sono profondamente legate alla tradizione isolana ma interpretate attraverso uno “sguardo altro”, alieno da intenti celebrativi o attitudini folcloriche. Nella “Pittura immaginativa” di Manca la realtà, nutrita di simbolismo, affiora dopo essere stata interiorizzata dall’artista, talvolta trasfigurata, valicando le mere, fugaci impressioni per approdare alle rivelazioni, durature, di luce e colore. Non solo la figura umana, in specie nei ritratti, ma anche gli oggetti delia nature morte appaiono permeati dai profondo sentimento dei sacro che percorre trasversalmente tutta la ricerca dell’artista, come si rende particolarmente evidente in la tavolozza ovvero fa scatola dei colori”, sullo sfondo della quale si intuisce l’immagine del Crocefisso.
Oltre che per il loro valore intrinseco, le opere esposte al MUACC sono altamente significative anche per il loro essere espressione di una precisa volontà collezionistica, testimoni di un rapporto umano e culturale che per lungo tempo legò Pietro Antonio Manca e Salvatore Antonio Demuro. A Demuro si devono numerosi saggi dedicati agii artisti sardi e quel romanzo di” una collezione che rimane testimonianza, come sottolinea la curatrice Alessandra Menesini, di una grande «passione per l’arte. E per gli artisti, le loro esistenze, le loro ricerche e cammini».
L’arte dell’amicizia
di Alessandra Menesini*
Ad apparire nelle sale del MUACC, è un capitolo di quel “Romanzo di una collezione” scritto da Salvatore Antonio Demuro per raccontare la sua passione per l’arte. E per gli artisti, le loro esistenze, le loro ricerche e cammini. Tra i tanti incontri, quello con Pietro Antonio Manca ha dato origine a una lunga amicizia fatta di conversazioni, di pranzi assieme, di un ragionare sul come e il perché delle scelte e dei rifiuti. Il collezionista che fece disegnare la sua svettante casa rosso mattone a misura esclusiva di quadri e sculture, aveva una speciale predilizione per un uomo per il quale la pittura era innanzitutto una questione morale. I colori sono azioni, diceva. “Da bambino correvo nei campi, preparavo trappole di vischio, tiravo pietre, ma in special modo mi colpivano i cavalli al galoppo. Immagazzinavo la luce.”
Pietro Antonio Manca era considerato un tipo bizzarro, sempre in polemica con i suoi colleghi che frequentavano il caffè Pirino di Sassari. Da giovane teneva la barba lunga, digiunava, masticava grano crudo e beveva solo acqua. Al Seminario Tridentino lo descrivono capriccioso e distratto, fu a lungo soldato, viaggiò per alcuni anni tra Roma, Parma, Firenze, Milano, Venezia per vedere cosa accadeva fuori dalla Sardegna. Terra che peraltro amò, specialmente il mare della natia Sorso, senza farsene imprigionare. Meditava, sempre, sui concetti della antroposofia, scienza esoterica che saldava la realtà fisica alla dimensione spirituale. Il carattere singolare non gli impedì una fulgida carriera espositiva e certo accese l’interesse, per le sue opere e giorni, dell’amico gallurese suo acuto biografo e esegeta.
Gli eredi di Salvatore Antonio Demuro donano all’Università di Cagliari un corpus di sette opere rappresentative di una feconda produzione. Sette, il numero cui Rudolf Steiner attribuiva alta valenza simbolica e che in molte culture indica completezza. Oli su tela, su cartone, su compensato, datati dagli anni Trenta fin quasi alla soglia del 1975, anno della morte dell’artista. Raffigurano donne e cavalieri, soggetti sacri e oggetti profani come la tavolozza imbrattata o una immota aragosta. Il nucleo dei Sette è un affondo, quasi una sintesi, di temi affrontati e riaffrontati con un unico filo conduttore, il colore. Affondato nelle pennellate pastose, ridotto qualche volta a ombra in dipinti che non cercano la riproduzione delle forme ma piuttosto l’essenza e dunque l’invisibile. La famiglia avrebbe potuto scegliere altro tra le centinaia di pezzi appesi, anzi arrampicati, sulle pareti, tra le sculture sparse in ogni angolo, di una raccolta affascinante e onnivora e sommariamente amata dal suo proprietario. Ha deciso invece di consegnare all’Ateneo un agile oggetto di studio accompagnato dalle testimonianze scritte di un inossidabile legame.
*Critica d’arte e giornalista. Il testo è tratto dalla brochure della mostra. Per un ulteriore approfondimento su Pietro Antonio Manca, si invita alla lettura della brochure allegata.
IL MUACC, tutte le informazioni.
IL MUACC è a Cagliari, in via Santa Croce 63.
Telefono +39 070 675-5330
email: muacc.info@unica.it
Per ogni informazione s’invita a visitare il sito del Museo al link sottostante