Immunodeficienza Comune Variabile: un nuovo studio sulla malattia immunologica rara

Tra gli autori docenti e ricercatori dell'Università di Cagliari

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Il gruppo di ricerca

La rivista scientifica Journal of the American College of Immunology ha pubblicato uno studio sull’immunodeficienza Comune Variabile (CVID), una malattia immunologica rara causata da un difetto di produzione delle classi più importanti di immunoglobuline che colpisce circa 14 su 100.000 individui, prevalentemente dai 20 ai 40 anni.

Tra gli autori dello studio, insieme ad appartenenti alle università e a enti ospedalieri di Padova, Treviso, Roma, Torino, Brescia e Southampton (UK), un gruppo di ricerca del dipartimento di Scienze mediche e sanità pubblica dell’Università degli Studi di Cagliari, composto dai docenti Davide Firinu e Stefano Del Giacco e dai ricercatori Giulia Costanzo e Andrea Ledda. A coadiuvarli nel loro lavoro, gli specializzandi della Scuola di specializzazione in allergologia ed immunologia clinica.

Lo studio, intitolato “Lung function trajectories in Common Variable Immunodeficiencies: an observational retrospective multicenter study”, ha l’obiettivo di determinare le misure di fisiologia polmonare in CVID, la loro traiettoria temporale e l’associazione con parametri clinici e immunologici. Sono stati analizzati 185 pazienti provenienti da cinque centri di riferimento italiani per le immunodeficienze, utilizzando test di funzionalità respiratoria longitudinali e esami radiologici e standardizzando i dati secondo le linee guida più recenti.

Spiegano Davide Firinu e Stefano Del Giacco:

Il nostro studio rappresenta una ricerca innovativa e dettagliata sul declino della funzione polmonare nei pazienti con Immunodeficienza Comune Variabile. Questa patologia spesso si associa a infezioni e altri sintomi respiratori che influenzano significativamente la qualità della vita e la sopravvivenza dei pazienti. La comprensione dell’evoluzione della funzione polmonare nel tempo era finora limitata e i dati più affidabili risalgono a un’epoca in cui anche le terapie disponibili erano poco efficaci e la sopravvivenza limitata. Tra i risultati chiave che sono emersi, il 64% dei pazienti presentava comorbidità polmonari, e una minoranza significativa mostrava volumi polmonari sotto la norma. Nonostante ciò, il tasso di declino annuale della funzionalità respiratoria non risultava accelerato rispetto alle previsioni, suggerendo che l’impatto della CVID sulla funzione polmonare, pur significativo, non è oggi necessariamente più rapido dei soggetti sani. Questo lavoro ha un doppio impatto: per la comunità scientifica e medica, rappresenta il più ampio studio mai condotto sui percorsi funzionali respiratori nei pazienti CVID, fornendo nuovi dati utili per ottimizzare il monitoraggio clinico e la gestione personalizzata delle complicanze polmonari. Per il pubblico generalista, questa ricerca porta una maggiore consapevolezza sull’importanza del monitoraggio respiratorio nelle malattie immunologiche, l’efficacia delle attuali terapie per questa malattia rara e sulla necessità di un approccio preventivo per preservare la salute polmonare.

Nel link sottostante, l’articolo pubblicato sul Journal of the American College of Immunology