Le celebrazioni per ricordare le vittime dell’Olocausto, si sono aperte mercoledì 29 gennaio, con un seminario in aula specchi, nel polo di Studi umanistici (Sa Duchessa).
Un inedito filo conduttore ha accompagnato la giornata di approfondimento: l’interdisciplinarietà. Il fenomeno della Shoah è stato analizzato attraverso un percorso che, partendo dalla filosofia , passando per l’archivistica e la linguistica, arriva al cinema. Quattro discipline e punti di osservazione diversi, interpretati da altrettanti studiosi. In apertura, il delicato rapporto fra male e indifferenza è stato illustrato dal filosofo Vinicio Busacchi.
L’archivista Mariangela Rapetti ha sottolineato il ruolo svolto dagli archivi nella conservazione della memoria, mentre l’intervento del linguista Paolo Orrù si è concentrato sulle insidiose forme che può assumere la retorica dell’antisemitismo. Infine, lo storico del cinema David Bruni ha introdotto la visione del documentario di Alain Resnais, “Nuit et brouillard” (1955), che contiene alcune sequenze di materiali d’archivio relativi alle atrocità delle deportazioni operate dai nazisti nei confronti della comunità ebraica.
“Da anni l’Università degli studi di Cagliari cura con particolare attenzione il Giorno della Memoria, per la sua importanza in temi di etica sociale”, ha sottolineato Ignazio Efisio Putzu, prorettore alla didattica, “in questa complessa operazione culturale, i colleghi del dipartimento si sono sempre distinti portando la loro specifica competenza. Ancora pochi giorni fa, Liliana Segre ha ricordato la preoccupazione che, con la perdita di quel tesoro immenso che sono i sopravvissuti di quell’esperienza, venga meno la consapevolezza storica. La giornata della memoria sarà sempre più importante perché avrà costantemente il compito di ricordare ciò che progressivamente vien meno per i motivi storici che conosciamo”
“Nell’ambito delle iniziative per celebrare questa ricorrenza, l’incontro ha avuto la caratteristica di proporre una lettura che parta da diverse prospettive disciplinari, proprio perché la memoria di quell’evento non potrà avere nei prossimi anni il supporto dei testimoni diretti”, ha ribadito Lorenzo Tanzini, docente e vicedirettore del dipartimento di Lettere, Lingue e Beni Culturali, “occorreranno quindi tutti gli strumenti di analisi a nostra disposizione per maturare quel ricordo e quell’esperienza, attraverso lo studio storico-filosofico, storico-artistico, della documentazione scritta e dell’analisi linguistica”.
Questa mattina, in una affollata Aula Specchi, Filippo Focardi, docente di Storia contemporanea all’Università di Padova, ha parlato di politiche della memoria dell’Unione europea, in occasione del seminario dal titolo: “Costruire una memoria europea: sfide, dilemmi e prospettive”.
A partire dagli anni ’90 – ha sottolineato lo studioso- l’Unione Europea ha investito sempre più risorse nel tentativo di costruire una memoria storica comune. Inizialmente, questa si è basata sulla memoria della Shoah. Tuttavia, con l’allargamento dell’UE ai paesi dell’Europa centrale e orientale, precedentemente sotto l’influenza sovietica, si è progressivamente affiancato un secondo pilastro: il cosiddetto paradigma antitotalitario, che equipara i crimini del comunismo a quelli del nazismo. Questo processo, già evidente tra il 2008 e il 2009, ha raggiunto il suo apice con la risoluzione del Parlamento europeo del 19 settembre 2019 sull’importanza della memoria storica per il futuro dell’Europa. In questo documento vengono affermati i due capisaldi della memoria europea: la Shoah e la condanna dei cosiddetti “totalitarismi gemelli”.
Il seminario, che è stato introdotto per i saluti istituzionali da Tiziana Pontillo, direttrice del dipartimento di Lettere, lingue e beni culturali, ha offerto una riflessione storica sulle logiche e le implicazioni di queste scelte memoriali.






Filippo Focardi è professore ordinario di Storia contemporanea all’Università di Padova, dove insegna Politiche della memoria e relazioni internazionali. I suoi studi si concentrano sulla memoria del fascismo e della Seconda guerra mondiale, la punizione dei criminali di guerra, le relazioni italo-tedesche e le politiche della memoria in Europa. Ha insegnato in Francia e Belgio, ricevendo il premio Baron Velge per i suoi studi sulla memoria della guerra. Dirige l’Istituto nazionale Ferruccio Parri e il Centro di Ateneo per la storia della Resistenza di Padova. Ha coordinato progetti di ricerca internazionali e pubblicato numerosi volumi tradotti in più lingue.
Abbiamo intervistato Ignazio Efisio Putzu, prorettore alla didattica e Lorenzo Tanzini, vicedirettore del dipartimento di Lettere, Lingue e Beni Culturali.