Il 31° Rapporto CRENoS (Centro Ricerche Economiche Nord Sud) presentato oggi nell’aula A della facoltà di Science politiche, economiche e giuridiche, ha messo in luce l’anno record (2023) per l’aumento del numero di occupati in Sardegna (56%) e del PIL (+3,9%), grazie agli investimenti pubblici, tra cui il PNRR, e la crescita del turismo.
Tuttavia rimangono alcune criticità legate alla sanità, alle infrastrutture fisiche e digitali e alla carenza di capitale umano.
Nel corso della mattina si è sottolineato quanto il PNRR e le risorse disponibili (quasi 5 miliardi di euro) rappresentino una grossa opportunità per creare stabilità economica sul lungo periodo e superare le disuguaglianze geografiche e territoriali.
Il documento – attraverso cinque sezioni dedicate al sistema economico, al mercato del lavoro, ai servizi pubblici, al turismo e ai fattori di crescita – ha analizzato l’andamento del sistema economico della Sardegna nel 2023.
Il PIL pro-capite nel 2022 è cresciuto del 3,9% rispetto all’anno precedente, cresce la spesa delle famiglie e la ripresa dell’occupazione.
Il 2023 è l’anno record per l’occupazione in Italia (61,5%), in Sardegna è stato del 56,1% con diecimila occupati in più rispetto al 2022. Anche la qualità del lavoro è migliorata, con una riduzione dei contratti part-time e a tempo determinato a favore di un aumento dei contratti a tempo indeterminato. L’aumento dell’occupazione è trainato dal settore dei servizi, (probabilmente dalle assunzioni nelle PA), commercio, costruzioni spinto dalla massa di incentivi per finanziare gli interventi di riqualificazione energetica.
Dati positivi infine arrivano dal turismo: ” I dati provvisori del Servizio della Statistica Regionale per il 2023 registrano circa 3 milioni e 500 mila arrivi e 14 milioni e 200 mila presenze – si legge nella ricerca -. Rispetto al 2022 gli arrivi risultano in aumento (+2%) e le presenze in diminuzione (-3%)”.
I numeri della sanità sarda sono particolarmente negativi, la media è la peggiore rispetto al resto d’Italia, con ritardi e tempi di attesa per ricevere le cure più alti. La spesa sanitaria cresce del doppio rispetto alla media nazionale e si rende necessario investire in welfare per porre rimedio ai servizi deficitari (per l’infanzia e over 65).
Esistono numerose criticità legate alle infrastrutture fisiche, il 43% dei comuni sardi dista 40 minuti dai servizi essenziali (in Italia il 24%) e digitali; in Sardegna solo il 39,2% delle famiglie è raggiunta dalla connessione FTTH, mentre in Italia e nel Mezzogiorno si attesta intorno al 58%, con grandi disuguaglianze geografiche tra l’area di Cagliari e il resto della Sardegna (sud Sardegna, Nuoro e Oristano).
Il PNRR può certamente migliorare in termini di servizi alla salute, trasporti e istruzione, con quasi 5 miliardi di euro di investimenti previsti destinati soprattutto alle infrastrutture, alle misure per l’innovazione e la digitalizzazione e alla transizione ecologica.
Tuttavia, manca il capitale umano, il tasso di natalità è tra i più bassi d’ Europa con pochi giovani e pochi laureati tra i giovani, una criticità su cui gli investimenti non potranno intervenire.
Le strategie su cui puntare per realizzare cambiamenti devono prevedere il superamento delle disuguaglianze territoriali, il miglioramento qualità dei servizi e lo sviluppo delle aree interne attraverso il potenziamento della stagionalità dei flussi turistici che già negli ultimi anni, grazie a campagne di comunicazione e alle politiche territoriali, hanno mostrato risultati concreti. Inoltre, dal momento che esistono alcuni elementi di congiuntura favorevole per creare la massa critica necessaria per avviare una trasformazione strutturale, è necessario pensare a politiche strategiche che favoriscano l’attrazione di competenze con l’avvio di cluster specializzati tecnologici che servono a mantenere e ad attrarre le competenze da fuori.
In apertura il direttore del dipartimento di Scienze economiche e aziendali, Rinaldo Brau, ha ricordato la giovane ricercatrice Sara Pau, scomparsa nei giorni scorsi.
La direttrice del CRENoS, Anna Maria Pinna, ha introdotto i lavori con i saluti del Rettore Francesco Mola e di Giacomo Spissu, Presidente della Fondazione Sardegna.
Francesco Mola:
Ci sono alcuni elementi che rendono il 31° rapporto CRENOS ancora più interessante ovvero il fatto che quest’anno abbiamo a che fare con i finanziamenti del PNRR che sono partiti e i cui effetti li potremo misurare nei prossimi anni. Sarà infatti questa la sfida dei prossimi rapporti CRENoS, per poter fare il confronto sul lungo periodo. La base annuale di questo documento e la sua puntualità nella pubblicazione, per la quale ringrazio tutto il team, ci permette di fare una misurazione: questa è la sfida veramente ambiziosa , fare il punto sulla situazione economica e sociale su larga scala, condizionata dalla parcellizzazione del conflitto mondiale e da meccanismi fortemente imprevedibili.
Come ateneo stiamo dando il nostro contributo all’economia attraverso l’assunzione di molti giovani, con l’avvio di progetti molto importanti e con la presenza di partenariati internazionali.
Nei prossimi anni ci aspettano nuove scommesse, tra cui l’Einstein Telescope per il quale tutti dovremmo fare fronte comune per portare a casa un risultato importante. Insisto nel dire che abbiamo davanti a noi un modello di sviluppo strutturale senza precedenti per la Sardegna che avrà un grandissimo impatto, un po’ come quando a Ginevra nacque il CERN.
Se non portiamo a casa questo compito saremo tutti un po’ colpevoli rispetto alle generazioni future.
Giacomo Spissu – Presidente Fondazione di Sardegna
Da più di 10 anni la Fondazione di Sardegna sostiene il lavoro del CRENoS, perché riteniamo che questi documenti siano delle precondizioni imprescindibili che ci consentono di capire quale fase attraversiamo come Regione, in relazione al nostro paese e in relazione al resto d’Europa e al mondo intero.
Se non capissimo cosa sta succedendo nel mondo sarebbe difficile anche per la politica orientarsi nelle scelte strategiche per migliorare le condizioni generali nelle quali viviamo.
Il rapporto fotografa una condizione che conosciamo, gli anni della post pandemia hanno consentito alla Sardegna e al resto dell’Italia di recuperare; il prodotto interno lordo cresce in tendenza con quello del resto del Paese e aumentano i dati relativi all’occupazione. La domanda è se tutto questo, avvenuto grazie a potenti politiche pubbliche che hanno messo nel sistema ingenti risorse, può durare e se produce effetti di lunga durata.
Il problema non è se ci saranno ancora interventi pubblici a sostegno della nostra economia, il problema è come questi interventi vengono orientati per fare cose fondamentali per la Sardegna. Questo è il tema della politica e di chi oggi governa, penso ci debba essere un patto di base di tutti i protagonisti per valutare dove orientare le risorse del PNRR e del Patto di coesione. Se non utilizziamo queste risorse per intervenire sui problemi strutturali, è evidente che la Sardegna avrà difficoltà a cambiare passo.
La presentazione è stata curata da Marco Nieddu, ricercatore CRENoS.
Ai nostri microfoni Anna Maria Pinna e Marco Nieddu:
Il materiale integrale è disponibile al seguente link: