Acquisire conoscenze in ambito archeologico, storico e tecnico-pratico, riconoscere la costituzione materica dei reperti archeologici per il loro corretto inquadramento storico, effettuare una diagnosi sullo stato di conservazione dei reperti per predisporre un corretto progetto di restauro.
Queste le competenze che si propone di fornire il nuovo corso di laurea magistrale di durata quinquennale in Conservazione e restauro dei beni culturali presentato questa mattina al Centro di comunicazione e promozione del patrimonio culturale Giovanni Lilliu di Barumini.
Il corso, abilitante alla professione di Restauratore dei beni culturali e con ampi sbocchi professionali sul territorio regionale, è stato presentato dal Prorettore alla didattica Ignazio Putzu, dalla referente del corso Rosanna Martorelli e dalla manager didattica Myriam Viglino.
Alla presentazione sono intervenuti il sindaco di Barumini Michele Zucca, il rettore dell’Università degli Studi di Cagliari Francesco Mola, il presidente della Fondazione Barumini Emanuele Lilliu, Monica Stochino e Gianfranca Salis della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio.





“L’inaugurazione di questo corso suscita in me grande emozione”, ha esordito il Magnifico Rettore dell’Università di Cagliari, Francesco Mola, “per chi non è sardo, qui ci sono tappe obbligate, tra cui andare a Barumini. Quando la visiti da turista, non pensi che un giorno potrai dare un contribuito a quello che c’è intorno e questo è motivo di orgoglio e appunto emozione. Quando i colleghi mi hanno raccontato questa volontà, mi sono entusiasmato subito. Come per il corso di ingegneria navale, che inauguriamo ugualmente quest’anno, siamo dei player e attori che devono mettersi insieme per restituire al territorio, non svegliarci al mattino e scegliere ciò che ci piace di più o viene incontro al nostro ego, ma cosa serve, cosa è utile. Abbiamo una grande responsabilità: le cose ci sono state tramandate, dobbiamo preoccuparci della loro gestione per lasciarle a chi non vedremo, questa dev’essere la grande sfida di tutte le operazioni che facciamo. Questo corso”, ha aggiunto, “può diventare trampolino di lancio per summer school internazionali, per far conoscere quanto ci è stato donato e farne un campo attivo di ragionamento, per parlare di sostenibilità. È infine un’occasione per far sentire in modo forte a livello nazionale e internazionale la voce della nostra regione”.
“Un aspetto scientifico essenziale di questo corso è la sua forte interdisciplinarietà”, ha sottolineato Ignazio Efisio Putzu, prorettore per la didattica, welfare allo studente e università diffusa, “la sua organizzazione ha richiesto un lavoro complesso di aggregazione di discipline e ricercatori appartenenti a nove dipartimenti diversi, a testimonianza della ricchezza di competenze scientifiche offerte. L’ateneo dispone inoltre di due scuole di specializzazione, in beni archeologici e in beni architettonici e del paesaggio, che dimostrano la profonda attenzione nel preservare un patrimonio prezioso”
“Per gli archeologi gli oggetti sono fondamentali perché rivestono la funzione di fossile guida per conoscere la storia di un sito, la cultura di chi l’ha prodotto e abbandonato, le sue abitudini, i rituali”, ha spiegato la referente del corso, Rossana Martorelli, “tuttavia, perché assolva a questo compito, è necessario sia restaurato. Da qui l’esigenza di figure specialistiche, che completino l’attività degli archeologi. L’inaugurazione di questo corso viene incontro a questa necessità, offrendo una solida formazione tanto in ambito scientifico in senso stretto, quanto nelle discipline archeologiche perché, prima di agire su un reperto, è indispensabile la conoscenza. Una peculiarità del corso è l’organizzazione di attività di laboratorio, che occuperanno metà delle ore complessive e saranno organizzati in parallelo con le discipline teoriche”.