Conferenza “Il sistema di allertamento precoce dell’impatto delle mareggiate per la tutela e la gestione delle spiagge della Sardegna”

Presentate al Molo Ichnusa le attività del progetto Neptune 3 e del centro di ricerca Medcoastlab

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Studiare e prevedere i processi di erosione costieri, per tutelare e gestire le spiagge della Sardegna, in connessione con le istituzioni e il territorio. Questo l’obiettivo del progetto Neptune (Natural Erosion Prevision Through Use of Numerical Environment) 3, promosso dall’Università degli Studi di Cagliari in collaborazione con la società Sardegna Progetta.

La conferenza intermedia “Il sistema di allertamento precoce dell’impatto delle mareggiate per la tutela e la gestione delle spiagge della Sardegna”, oggi presso la Sala Executive del Molo Ichnusa di Cagliari, è stata occasione per presentare i risultati dell’attività di indagine e ricerca compiuti nel centro di ricerca Medcoastlab, braccio operativo del progetto, specializzato nello studio dei processi costieri e nella sperimentazione di strumenti avanzati per la loro gestione sostenibile.

L’evento, organizzato in coincidenza con la Giornata nazionale del mare, ha voluto sensibilizzare l’opinione pubblica su un problema che ha ricadute concrete e sempre più incisive, sulla fisionomia e sulla salute del sistema costiero regionale, e che richiede l’intervento congiunto di tutti gli attori istituzionali.  

L’impegno e l’approvazione del piano sui cambiamenti climatici della Regione Autonoma della Sardegna sono stati ribaditi dalla consigliera regionale Maria Laura Orrù, mentre Maria Valeria Serra, dirigente dell’Autorità di sistema portuale del mare di Sardegna, ha ricordato la profonda attenzione al valore della sostenibilità da parte dell’authority.

Nelle parole di Andrea Porcheddu, direttore del dipartimento di Scienze chimiche e geologiche, l’urgenza di utilizzare scienza, conoscenza e tecnologia, per tutelare un sistema, quello marino, che non è solo ambientale ma anche culturale.  

“Quando si parla di cambiamento climatico, è facile veder abbassarsi la soglia di attenzione, il gran lavoro di sensibilizzazione viene messo spesso in secondo piano da altri argomenti, come sta accadendo ora con i dazi e uno scacchiere di conflitti internazionali molto complesso”, ha sottolineato il Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Cagliari, Francesco Mola, “credo che l’incontro di oggi sia uno dei tanti tasselli di un ragionamento più grande sulla responsabilità che vogliamo avere in questo processo. Spesso i programmi scientifici partono con i migliori auspici, poi si fermano per tante ragioni. Neptune invece è giunto al suo terzo ciclo, il che dimostra che ci sono stati grande impegno e innovazione. Fondamentale”, ha aggiunto, “è sempre l’interazione tra istituzioni diverse, che genera una grande potenza di mezzi e competenze e, insieme con la ricerca scientifica e la formazione degli studenti e delle studentesse, costruisce luoghi di incontro, condivisione e porta a soluzioni che possono contribuire a salvare il pianeta”.

Le tappe del progetto, arricchite negli anni dalle collaborazioni maturate in ambito accademico, anche internazionale, e l’attività di Medcoastlab, che costituisce uno dei tre nodi della rete di monitoraggio Oceans (Osservatorio coste e ambiente naturale sottomarino), sono state ripercorse da Sandro Demuro, docente del dipartimento di Scienze chimiche e geologiche e coordinatore scientifico del progetto.

Demuro ha sottolineato i rischi correlati al cambiamento climatico e all’innalzamento della temperatura, ma anche causati dalla pressione antropica generata dai crescenti flussi turistici sulle spiagge isolane. Processi diversi e complessi, che impongono un lavoro di ricerca e monitoraggio e richiedono soluzioni efficaci e buone pratiche gestionali per la salvaguardia e conservazione delle coste e dei fondali marini.

Particolare attenzione, in questa fase del progetto, è posta alle spiagge cagliaritane del Poetto e di Giorgino, oggetto di una specifica sperimentazione di un sistema di video monitoraggio per il rischio di inondazione costiera, come illustrato da Daniele Trogu, ricercatore UniCa.

Un’attività che il gruppo di lavoro dell’ateneo sta conducendo anche in rete con la University of Auckland. Su due fronti precisi, ha spiegato Giovanni Coco: quello della ricerca, con l’applicazione alle coste sarde di sistemi di monitoraggio già impiegati in Nuova Zelanda,  capaci di produrre immagini satellitari e offrire dati relativi a tutte le spiagge della Sardegna; e quello della didattica, con attività di formazione e l’accoglienza di dottorandi cagliaritani.  

Forte anche la collaborazione con l’Università di Ferrara, già impegnata in analoghe esperienze di ricerca sulle coste romagnole applicabili, come sottolineato dal docente Paolo Ciavola, anche alla realtà sarda, mediante l’attivazione di sistemi di avvisi precoci basati sulle allerte meteorologiche.