Venerdì 24 gennaio è venuto a mancare Enrico Corti, figura centrale per la fondazione della scuola di architettura dell’Università di Cagliari, dove ha lavorato fino al 2010. Nel 2002 diventò il primo direttore del nuovo dipartimento di Architettura, che dieci anni dopo costituirà uno dei nuclei fondatori dell’attuale dipartimento di Ingegneria civile, ambientale e architettura.
Di seguito, un ricordo di colleghi e colleghe del DICAAR (dipartimento di Ingegneria civile, ambientale e architettura) dell’Università di Cagliari.
Ultimo figlio di una famiglia di costruttori lombardi che si trasferisce in Sardegna nell’anno della sua nascita, il 1938, Enrico Corti è stato espressione di una formazione politecnica, arricchita da una profonda cultura umanistica, che ha fatto di lui e della sua scuola un ponte per contribuire a superare la separatezza dei saperi specialistici.
Allievo di Enrico Mandolesi, fondatore del primo embrione della scuola cagliaritana alla fine degli anni Cinquanta, che in quel periodo lavora a lungo con Adalberto Libera, a Corti viene subito affidato l’insegnamento conclusivo dell’esperienza della progettazione. Per quasi cinquant’anni i suoi corsi di Composizione architettonica e urbana – quelli che portavano alla laurea quinquennale in Ingegneria civile-edile e poi in Architettura – hanno formato successive generazioni di progettisti che ancora oggi, nella professione e nelle tecnostrutture pubbliche, sono protagonisti e protagoniste della costruzione dei paesaggi.
La sua complessa visione di una conoscenza, sempre orientata al progetto, permeabile ed esplorativa nei confronti delle esperienze e degli stimoli provenienti dalla società e dai territori, sarà determinante nella creazione dei nuovi Corsi di Ingegneria Edile-Architettura, sino alla fondazione della facoltà di Architettura nel 2006, il cui primo preside fu il suo coetaneo ed amico Carlo Aymerich.
Sono quelli anche gli anni nei quali con il Piano Paesaggistico della Sardegna Corti completa, in veste di componente del Comitato Scientifico, la lunga pratica del progetto del territorio, di cui è stato indiscusso maestro. A lui si devono ad esempio i piani urbanistici di Cagliari e Sassari. Queste esperienze, nelle quali Corti coordina e fa cooperare gruppi di lavoro multidisciplinari, sono anche espressione del suo profondo impegno etico e civile. Già all’inizio degli anni ’80 fondava e a lungo presiedeva la Sezione Sardegna dell’Istituto Nazionale di Urbanistica, da allora ponte culturale verso le più evolute concezioni che via via maturavano in quegli anni sul progetto e sul governo del territorio e del paesaggio.
Ricercatore di indubbia capacità, ha lavorato costantemente per la costruzione della città attraverso l’architettura, per dare struttura al territorio attraverso il paesaggio, per il naturale divenire dell’identità dei luoghi con una profonda attenzione ai processi immaginativi, praticati attraverso percorsi di sperimentazione disciplinare, anche con riferimento alle ‘utopie concrete’, con cui sapientemente coltivava le proprie proiezioni sull’esistente.
Per chi lo ha conosciuto e ha fatto pratica del suo atteggiamento maieutico, della sua impeccabile sobrietà di comportamento e di pensiero, dell’enorme capacità di ascolto e insieme delle sue folgoranti illuminazioni culturali, lucide e spiazzanti per l’intelligenza delle visioni del futuro di cui erano cariche, l’eredità di Enrico Corti resterà quella di un irripetibile maestro, capace di far vivere le sue idee oltre la scomparsa di chi ne è stato portatore.