UniCA protagonista a Linea Verde

Presentati 4 progetti di ricerca dell'Università di Cagliari

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Un momento della registrazione della puntata

Sono quattro i progetti dell’Università degli Studi di Cagliari presentati durante la recente puntata di Linea Verde, trasmissione della rete ammiraglia della RAI.

I progetti, andati in onda sabato 9 novembre, sono stati: la Banca del Germoplasma, il Progetto Return, il Progetto Poseidone e il Progetto di trasformazione degli scarti di aloe.

Banca del Germoplasma

La Banca custodisce la biodioversità della Sardegna, ovvero oltre duemila specie custodite in un caveau dell’Orto Botanico di Cagliari, dentro celle a temperature sottozero. Obiettivo della Banca, che ha come responsabile scientifico il docente Gianluigi Bacchetta, è quello di raccogliere, moltiplicare e conservare le specie vegetali endemiche, rare, minacciate o comunque di particolare interesse in Sardegna e nei territori insulari del Mediterraneo.

La Banca del Germoplasma della Sardegna (BG-SAR), nasce nel 1997 grazie ad una convenzione firmata con la Provincia di Cagliari e un finanziamento concesso dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR). Dal 2015, BG-SAR fa parte del Centro Servizi Hortus Botanicus Karalitanus (HBK) dell’Università degli Studi di Cagliari come struttura per lo studio, tutela e conservazione della biodiversità vegetale.

Grazie alla BG-SAR in campo archeobotanico sono stati raggiunti importanti risultati tra cui la scoperta della
presenza in Sardegna del vitigno più antico del Mediterraneo occidentale. Inoltre, grazie alle analisi morfometriche è stato possibile identificare e caratterizzare le antiche varietà di vite, susino, olivo, melo e pero della Sardegna.

Progetto Return

Nelle Miniere di Monteponi è stato illustrato il Progetto Return(multi-Risk sciEnce for resilienT commUnities undeR a changiNg climate), che ha come finalità il risanamento delle vecchie aree minerarie con il recupero dei minerali residui. L’estrazione dei metalli dai rifiuti permette il riutilizzo del metallo per altri scopi industriali, in un’ottica di economia circolare.

La attività mineraria in Sardegna ha portato nei secoli lavoro, sviluppo, tecnologia, contatti con il resto del mondo. Tuttavia, ha lasciato anche una pesante eredità fatta di insediamenti industriali dismessi e, soprattutto, milioni di metri cubi di scarti di lavorazione del minerale estratto distribuiti su un territorio molto vasto. Tali accumuli rappresentano un rischio per l’ambiente e la salute umana: i depositi incontrollati di rifiuti minerari possono rilasciare, sottoforma di soluzioni liquide o polveri, contaminanti che contaminano suoli e acque sotterranee

L’obiettivo dell’attività del gruppo UniCA è ottenere due tipologie di materiali. Il primo dove gli stessi metalli che rappresentano un rischio ambientale sono stati concentrati al punto da rappresentare una risorsa di interesse per la industria metallurgica. Il secondo dove, viceversa, la rimozione dei metalli ha reso il rifiuto minerario un inerte riutilizzabile per modellazioni paesaggistiche, recupero di cave e scavi, o nel settore delle costruzioni di opere civili

Il gruppo di lavoro è composto dai docenti: Battista Grosso (referente per UNICA), Giorgia De Gioannis, Aldo Muntoni e Angela Serpe e dai ricercatori Francesco Pinna, Paolo Barra e Giulio Sogos.

Dagli scarti dell’aloe alla stampa 3D: l’innovazione sostenibile di UniCa

Il progetto, sviluppato nei nei laboratori di sintesi organica dell’Università di Cagliari, prevede che gli scarti agro-industriali dell’aloe, derivanti dalla produzione di integratori alimentari e cosmetici, possano trovare una nuova vita grazie a un processo innovativo di purificazione e funzionalizzazione.

Sfruttando la cellulosa presente negli scarti, il team (coordinato dai docenti Francesco Secci e Annalisa Chiappone) ha realizzato nuovi materiali attraverso la fotopolimerizzazione. Questi materiali sono ideali per la stampa 3D, garantendo alta riproducibilità, facile scalabilità industriale e un basso impatto ambientale.

Progetto Poseidone

Il progetto “Poseidone” è frutto della collaborazione tra la Fondazione MEDSEA e il DICAAR (dipartimento di Ingegneria Civile, Ambiente e Architettura) dell’Università di Cagliari, ideato da Alessio Satta, con la responsabilità scientifica di Mauro Coni. Il progetto ha come obiettivo quello di difendere il mare dalla pesca a strascico illegale, in aree protette e sensibili, che sta distruggendo la Poseidonia e i fondali marini

Dalla collaborazione tra MEDSEA e il DICAAR una nuova idea: impiegare non più semplici blocchi squadrati in calcestruzzo ma le rocce di scarto delle cave del marmo. Queste vengono dotate di snelli arpioni flessibili, studiati strutturalmente per bloccare le reti e rilasciare in modo controllato i cavi dei natanti.

Queste strutture ecosostenibili utilizzano i residui della coltivazione del marmo della Sardegna, proteggendo la Poseidonia, rispettando il paesaggio subacqueo e fornendo un ottimo supporto agli organismi marini che ne colonizzano gli interstizi e le cavità, rifugio di molte specie.

In allegato il link della puntata: